1 Vedi Margherita:
(MP, cap. 100) Si crede veramente quando si è quel che si crede.

























2 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 177) Ma proprio il tuo altruismo è egoista, nutrito e alimentato, com'è, dal tuo io.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 55) Coloro che mortificano il corpo nelle opere di carità [...] sono beati, ma muoiono nelle loro opere, perché soddisfatti del loro stato.

























3 Vedi Margherita:
(MP, cap. 69) Io chiamo asini quelli che cercano Dio nelle creature, nei monasteri con le preghiere, in paradisi creati, nelle parole degli uomini e nelle Scritture.

























4 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 32) Il desiderio di un uomo per una donna è pura innocenza paragonato alla brama di una eterna beatitudine personale. La mente è una truffatrice. Più sembra devota, peggiore è il tradimento.

























5 Vedi Margherita:
(MP, cap. 107) Quest'Anima si vede sempre dov'era quando Dio fece di niente tutto, ed è certa di essere quello, senza fine.

























6 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 49) Ciò che è mio è mio, e mi apparteneva da prima che Dio fosse. Ovviamente è una cosa minima, giusto un puntolino: l'"io sono", il fatto che sono. Questo è il mio posto, che nessuno mi ha dato. La terra è mia; i raccolti, di Dio.

























7 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 9) Naturalmente, dov'è l'universo c'è anche la sua controparte: che è Dio. Ma io sono al di là di ambedue.
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 80) Dio si forma, dove tutte le creature esprimono Dio: là si forma "Dio".
Vedi Margherita:
(MP, cap. 136) Signore, Voi non foste, prima che io da Voi fossi amata.

























8 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 153) Tu sei al di là, oltre Dio, l'essere e il non-essere.

























9 Vedi Margherita:
(MP, cap. 92) Io mi libero di Dio, e di me, e del mio prossimo.

























10 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 41) Per me è: "il corpo", non "il mio corpo"; "la mente", non "la mia mente". La mente bada al corpo e io non devo interferire. Tutto è come va fatto, normalmente e naturalmente. Puoi non essere al cento per cento cosciente delle tue funzioni fisiologiche, ma quando risali ai pensieri e ai sentimenti, ai desideri e alle paure, l'autocoscienza diventa automatica. Per me, quell'insieme è largamente inconscio. Mi vedo dire e fare cose al modo giusto, ma non partecipo. Come se la vita fisica di veglia si svolgesse meccanicamente, con reazioni spontanee e intonate.

























11 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 171) Di me posso dire: sono la stessa coscienza intemerata, la consapevolezza indivisa di tutto ciò che è.

























12 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 88) Nella realtà c'è solo la fonte, oscura in sé, che tutto illumina. Non percepita, non sentita, non pensabile, causa la percezione, la sensazione, il pensiero. Non esistente, dà la vita. È lo sfondo immobile del movimento. Quando la raggiungi, sei a casa ovunque.

























13 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 92) La condizione indisturbata dell'essere è la beatitudine. La condizione disturbata è ciò che appare come mondo. Nella non-dualità c'è la beatitudine; nella dualità, l'esperienza. Ciò che va e viene, nell'alternanza di dolore e piacere, è l'esperienza. L'Uno è sempre beatitudine, mai beato. La beatitudine non è conoscibile e non è un attributo.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 98) C'è una fonte, profonda e inesauribile, da cui sgorgano la libertà dall'auto-identificazione con l'insieme dei ricordi e delle abitudini, lo stupore di fronte all'infinita portata dell'essere nella sua inesauribile creatività e trascendenza, l'assoluta impavidità che nasce dalla scoperta della natura illusoria ed effimera di ogni modalità della coscienza. Riconoscere la fonte come fonte, l'apparenza come apparenza, e se stessi come la fonte, coincide con l'autorealizzazione.

























14 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 95) Sono come uno che dice: "Ho finito, non mi resta nulla da fare".
Vedi Margherita:
(MP, cap. 101) Io ho già fatto tutto, dice quest'Anima.

























15 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 79) Come il mio corpo scatta al primo accenno di un pensiero di movimento, così le cose accadono non appena le pensi. Bada, però: non è un mio fare, io non faccio, le vedo semplicemente accadere.

























16 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 49) Pensi che Dio ti conosca? Egli nemmeno il mondo conosce.

























17 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 46) Non dico neppure: sono Dio o in Dio, perché Dio è il testimone, la luce e l'amore universale, e io sono persino al di là.

























18 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 78) Ma il mio punto originario è dove non c'è differenza, dove le cose non sono, né le menti che le concepiscono. Quella è la mia dimora.

























19 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 149) L'essenza della schiavitù è immaginarti come un processo, come un essere che ha una storia, dal passato al futuro. In realtà, non c'è storia, non siamo un processo, non ci sviluppiamo, non decadiamo: vedilo come un sogno e stanne fuori.

























20 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 7 ) Il realizzato non muore perché non è mai nato.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 28) Ciò che è nato, deve morire. Solo il non-nato è senza morte.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 65) Cos'è poi la liberazione? Sapere che sei al di là della nascita e della morte.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 120) In realtà non sei mai nato e non morirai. Ma ora immagini di essere e di avere un corpo, e ti chiedi che cosa lo ha prodotto.

























21 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 117) Invece di cercare ciò che non hai, trova ciò che da sempre hai avuto con te: ciò che è, prima dell'inizio e dopo la fine di tutto, non-nato e senza-morte.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 75) Ognuno desidera essere, sopravvivere, continuare, perché nessuno è sicuro di sé. Ma ognuno è immortale. Ci si rende mortali identificandosi con il corpo.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 77) Credi di essere nato un certo giorno in un dato luogo, con un corpo specifico che è il tuo. Il tuo errore è tutto in quella convinzione: non sei mai nato né morirai.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 95) Sento altresì che col non sapere non ho perso nulla, perché la mia conoscenza era falsa. Il non sapere mi ha mostrato che tutta la conoscenza è un'ignoranza, che "non so" è l'unica verità. Ad esempio, esamina l'affermazione: "sono nato". Ti sembra veridica, non lo è. Non sei nato, né morirai. L'idea è nata e morirà, non tu. Identificandoti con essa divieni mortale.

























22 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 124) Che altro destino ti aspetti per un corpo?

























23 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 75) Quando dici: "io sono", l'intero universo viene alla luce insieme al suo creatore.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 30) La coscienza sorge nel puro essere, nella coscienza il mondo sorge e tramonta. Tutto ciò che è è me, e mio. Prima di qualunque principio, dopo tutte le fini: Io sono. Tutto ha il suo essere in me, nell'"io sono" che brilla in ogni creatura. Anche il non-essere è impensabile senza di me. Qualunque cosa accada, devo essere lì a testimoniarlo.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 189) Tu sei la causa sottile dell'universo. Tutto è perché tu sei. Afferra questo punto con fermezza e profondità, e soffèrmatici continuamente. Capire che è vero, è la liberazione.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 148) Dio è tutto ciò che è grandioso e splendido; io non sono nulla, non ho, non faccio nulla. Eppure tutto promana da me: la fonte è me; io sono la radice, l'origine.

























24 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 102) Sei la sconfinata potenzialità, l'inesauribile possibilità. Poiché sei, tutto può essere. L'universo è solo una parziale manifestazione della tua illimitata capacità di diventare.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 165) Risali alle origini del mondo e scoprirai che prima che esso fosse, tu eri, e che quando il mondo non sarà più, tu ancora sarai. Trova l'essere in te che è fuori del tempo, e la tua azione produrrà la testimonianza. Quell'essere l'hai incontrato?

























25 Il "grande maestro" è probabilmente lui stesso... Con "sgorgare" intende la creazione, la nascita nel tempo; con "irruzione" invece intende il ritorno verso (e oltre!) Dio. In altri termini l'"irruzione" si può vedere come la "realizzazione". Altrove, in luogo di "sgorgare", parla di "efflusso":
(E1 a pag. 80) Quando io ritorno in "Dio" e non rimango fermo là, la mia irruzione è molto più nobile del mio efflusso.

























26 Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 80) Dio si forma, dove tutte le creature esprimono Dio: là si forma "Dio".
Vedi Margherita:
(MP, cap. 136) Signore, Voi non foste, prima che io da Voi fossi amata.

























27 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 16) Quando ti realizzi, constati che sei sempre più di ciò che hai immaginato.

























28 Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 88) È lo sfondo immobile del movimento. Quando la raggiungi, sei a casa ovunque.

























29 Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 81) V'è della povera gente che torna a casa e dice: "Voglio sedere in qualche luogo, consumare il mio pane e servire Dio!". Ma io dico nella verità eterna che questa gente deve rimanere smarrita e non può mai raggiungere e conquistare quel che raggiungono gli altri, che seguono Dio nella povertà e in terra straniera.

























30 Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 44) Puoi conoscere solo il falso. Il vero devi esserlo tu stesso.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 1) Capiranno male tutti coloro che non sono questa cosa stessa.





















Home