53. 3 Aprile 1971




I.: Oggi mi sento in uno stato d'animo di ribellione. Tutto mi sembra dubbio, e inutile.
M.: È più che normale. Dubitare di tutto, rifiutare tutto, escludere d'imparare attraverso altri. È il frutto della tua lunga disciplina. Non si deve continuare a studiare in eterno.
I.: Ne ho abbastanza. Non mi ha condotto da nessuna parte.
M.: Non dire "da nessuna parte". Ti ha portato dove sei: ora.
I.: Sono rimasto il bambino con le mutrie di sempre. Non ho progredito d'un centimetro.
M.: Hai cominciato come un bambino e finirai come tale. Qualunque cosa tu abbia acquistato nel frattempo, devi perderla, e finire dove hai incominciato.
I.: Ma il bambino protesta. Quando è infelice e contrariato, scalcia.
M.: Lascia che scalci. Guardalo - mentre lo fa -. E se hai troppo scrupolo sociale perché tu possa mandar calci con convinzione, osserva anche questo fatto. È doloroso, lo so. Ma non c'è rimedio, eccetto uno: far cessare la ricerca dei rimedi.
Se sei adirato e addolorato, staccati dall'ira e dal dolore, e guardali. L'oggettivazione è il primo passo per la liberazione. Salta di lato, e guarda. Gli eventi fisici continueranno ad avvenire, ma di per sé non hanno importanza. Solo la mente conta. Qualunque cosa ti accada, in un'agenzia aerea o in banca, non puoi tirar calci e urlare. La società non lo permette. Se i suoi sistemi non ti aggradano o non sei preparato a reggerli, vuoi dire che non farai viaggi in aereo od operazioni di banca. Va' a piedi; e se non puoi nemmeno camminare, non viaggiare. Se hai a che fare con la società, devi accettare i suoi sistemi. Perché sono anche i tuoi. I tuoi bisogni e le tue esigenze li hanno creati. l tuoi desideri sono così complicati e contraddittòri; non stupire se la società che tu crei è a sua volta complicata e contraddittoria.
I.: Ammetto che il disordine esterno sia un riflesso della mia disarmonia interiore. Ma qual è il rimedio? Talvolta si è in uno "stato di grazia", e la vita è armoniosa e piena. Ma non dura! Cambia l'umore, e tutto va storto.
M.: Se solo riuscissi a star quieto, sgombro di ricordi e di attese, sapresti discernere quanto è bella la linea degli eventi. È la tua ottusa inquietudine che crea il disordine.
I.: Per tre ore sono stato all'agenzia viaggi, con pazienza e sopportazione. Non ho cercato di accelerare la pratica.
M.: Per fortuna non l'hai ritardata, come sarebbe avvenuto se avessi tirato calci! Pretendi degli effetti immediati. Qui non si fa magia. Ognuno commette lo stesso errore: disdegna i mezzi ma invoca i risultati. Ambisci alla pace e all'armonia nel mondo, ma rifiuti di averle dentro di te. Segui il mio consiglio implicitamente, e smetterai di irritarti. Non posso risolvere i tuoi problemi a parole. Devi agire secondo quanto ti ho detto, e perseverare. Non è il consiglio giusto che libera, ma l'azione fondata su di esso. Come l'infermiere, dopo aver fatto l'iniezione, esorta il paziente a star quieto, e a riposarsi, così ti dico: l'"iniezione" ti è già stata fatta, ora sta' calmo, basta questo. Così fece con me il mio maestro. Dopo avermi esposto qualcosa, soggiungeva: "Ed ora mettiti quieto. Non rimuginare tutto il tempo. Fèrmati. Fa' silenzio ".
I.: Posso stare in silenzio per un'ora ogni mattina. Ma il giorno è lungo, e accadono molte cose che mi fanno perdere l'equilibrio. È facile dire "Fa' silenzio"; ma, quando tutto rumoreggia e grida intorno a me, volete spiegarmi come si fa?
M.: Tutto ciò che va fatto, si può attuare nella pace e nel silenzio. Non c'è bisogno di scaldarsi.
I.: In teoria. I fatti sono ben altri. Io, per esempio, mi accingo a tornare in Europa, dove non avrò niente da fare. La mia vita è completamente vuota.
M.: Se solo cercherai di star quieto, tutto ti sarà dato: il lavoro, l'energia, il giusto motivo. Vuoi sapere tutto in anticipo? Non essere in ansia per l'avvenire: sii calmo, ora, e tutto andrà a posto. L'inatteso accade comunque, mentre può non verificarsi ciò che ti aspetti. Non dirmi che non riesci a controllare la tua natura. Non è necessario controllarla. Gettala via. Rinuncia ad avere una natura con cui combattere o da soggiogare. Nessuna esperienza ti ferirà, purché non la trasformi in un'abitudine. Tu sei la causa sottile dell'universo. Tutto è perché tu sei(1). Afferra questo punto con fermezza e profondità, e soffèrmatici continuamente. Capire che è vero, è la liberazione.
I.: Se sono il seme del mio universo, sono un seme ben marcio, a giudicare dal frutto!
M.: Che c'è di sbagliato nel tuo mondo per recriminarlo?
I.: È colmo di dolore.
M.: La natura non è né piacevole né dolorosa. È tutta intelligenza e bellezza. Il dolore e il piacere sono nella mente. Cambia la tua scala di valori, e tutto cambierà. Piacere e dolore sono un turbamento dei sensi; trattali con equanimità, e ci sarà solo beatitudine. Poiché il mondo è come tu lo fai essere, impègnati in ogni modo a renderlo felice. Solo il contentamento può farti felice: i desideri appagati ne alimentano altri. L'estraneità a tutti i desideri, e il contentamento per ciò che accade, è la condizione più vantaggiosa, il presupposto della realizzazione. Non rammaricarti della tua apparente sterilità e vacuità. Credimi, è la soddisfazione dei desideri che rende infelici. La libertà dai desideri è beatitudine.
I.: Ci sono cose di cui abbiamo bisogno.
M.: Ciò che ti occorre, verrà a te, purché non rivendichi ciò che non ti occorre(2). Ma pochi raggiungono questo stato d'imperturbabile distacco: la vera soglia della liberazione.
I.: Negli ultimi due anni mi sono inaridito, ho perduto ogni entusiasmo e mi sono svuotato; ho persino invocato la morte.
M.: Ma venendo qui, qualcosa si è mosso. Lascia che tutto accada via via: le cose per loro conto si volgeranno in bene. Non essere in ansia per il futuro: verrà da sé. Ancora per un po' starai in questa specie di sogno, come ora, svuotato e insicuro; ma finirà, e l'opera su di te sarà proficua e agevole. I momenti in cui ci si sente vuoti ed estraniati sono anche i più desiderabili, perché è un segno che l'anima ha allentato gli ormeggi e sta salpando per lidi lontani. Tale è il distacco: il vecchio non è più, e il nuovo è per venire(3). Se hai paura, può essere doloroso, ma non c'è niente da temere. Ricorda: qualsiasi cosa sopraggiunga, salta oltre.
I.: La regola del Buddha: ricorda ciò che va rammentato. Ma mi è così difficile rammentare la cosa giusta al momento giusto. L'oblio, per me, è la regola!
M.: Non è facile ricordare quando ogni situazione arreca una tempesta di desideri e paure. Il desiderio ardente nato dal ricordo, è anche il suo distruttore.
I.: Come si combatte un desiderio? Non c'è niente di più accanito.
M.: Le acque della vita scrosciano sulle rocce delle cose - amabili e odiose -. Scardina le rocce con l'intuizione e il distacco, e le stesse acque fluiranno in profondità, silenziose e rapide, copiose e con grande potere. Non essere cerebrale, concedi tempo al pensiero e alla valutazione; se desideri essere libero, non trascurare il passo più vicino alla libertà. È come scalare una montagna: nemmeno un passo va trascurato. Un passo di meno, e la vetta non è raggiunta.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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