95. 18 Marzo 1972




I.: Ero qui l'anno scorso. Ora sono di nuovo davanti a voi. Che cosa mi spinga a venire, proprio non so, ma in un modo o nell'altro, non riesco a dimenticarvi.
M.: C'è chi dimentica, chi no, a seconda del destino, o del caso, se preferisci.
I.: Tra il caso e il destino c'è una differenza fondamentale.
M.: Solo nella tua mente. Infatti, non sai chi causa che cosa. Destino è solo una parola che copre la tua ignoranza. Caso è un'altra.
I.: Può esserci libertà senza la conoscenza delle cause e dei loro effetti?
M.: Ci sono infinite cause e altrettanti effetti. Tutto influenza tutto. In questo universo, quando cambia una cosa, cambia tutto. Di qui il grande potere che ha l'uomo di cambiare il mondo, modificando se stesso.
I.: A quanto dite, siete cambiato radicalmente grazie al vostro maestro, circa quarant'anni fa. Tuttavia il mondo è rimasto com'era.
M.: Il mio mondo è completamente mutato. Il tuo resta identico, perché tu non sei mutato.
I.: Come mai non sono stato influenzato dal vostro cambiamento?
M.: Perché non c'era comunione fra noi. Non considerarti separato da me e immediatamente condivideremo lo stesso stato.
I.: Ho delle proprietà negli Stati Uniti, che ho intenzione di vendere per comprare della terra sull'Himalaya. Costruirò una casa con un giardino, alleverò qualche mucca e vivrò tranquillamente. Mi dicono che proprietà e quiete sono incompatibili, e che mi procurerò subito delle noie con le autorità, i vicini e i ladri. È inevitabile?
M.: Il meno che ti possa capitare è una successione interminabile di visitatori che trasformeranno la tua dimora in un ostello. Meglio che accetti la tua vita, via via che prende forma, che torni a casa e badi amorevolmente a tua moglie. Nessun altro ha bisogno di te. I tuoi sogni di gloria ti faranno approdare a guai maggiori.
I.: Non è la gloria che cerco, ma la realtà.
M.: In tal caso ti occorre una vita ordinata e quieta, la pace della mente e una immensa serietà. In ogni momento, tutto ciò che d'inatteso ti capita, viene da Dio, e certamente ti gioverà, se lo usi al meglio(1). Mentre tutto quanto proviene dall'immaginazione e dal desiderio, e che tanto ti assorbe, non farà che procurarti dei guai.
I.: Destino e grazia sono la stessa cosa?
M.: Non c'è dubbio. Accetta la vita come viene e troverai che è una benedizione.
I.: Posso accettare la mia vita, ma come tollerare le condizioni in cui tanti sono costretti a vivere?
M.: Le accetti comunque. Le sofferenze altrui non interferiscono con i tuoi piaceri. Se tu fossi davvero compassionevole, avresti cessato ogni egoismo da tempo, e saresti entrato nell'unico stato dal quale puoi realmente aiutare.
I.: Se avessi una grande casa e terra a sufficienza, potrei aprire un ashram, munito di singole stanze, una sala comune per la meditazione, la mensa, una biblioteca, un ufficio e così via.
M.: Gli ashram non si aprono, accadono. Non puoi promuoverli o impedirne la nascita, come non puoi promuovere o arrestare la corrente di un fiume. Troppi fattori sono coinvolti nella creazione di un ashram ben riuscito, e la tua maturità interiore è solo uno di questi. Naturalmente, se ignori il tuo vero essere, qualunque cosa tu faccia è destinata a mutarsi in cenere. Non puoi imitare un maestro e passarla liscia. Ogni ipocrisia si risolverà in un disastro.
I.: Che male c'è nel comportarsi come un santo anche prima di esserlo?
M.: L'imitazione dei santi è il sadhana. Va benissimo purché tu non rivendichi alcun merito.
I.: Ma se non provo, come posso sapere se sono in grado di allestire un ashram?
M.: Finché ti consideri una persona, un corpo e una mente, fuori del fiume della vita, dotato di volontà e ambizioni personali, vivi solo in superficie, e qualunque cosa intraprenda, sarà di breve durata e di scarso valore, semplice paglia che alimenta le fiamme della vanità. Devi metterci del capitale autentico, prima di attenderti un risultato che vale. Qual è il tuo capitale?
I.: Con quale metro lo misurerò?
M.: Osserva il contenuto della mente. Sei ciò che pensi. Per quanto tempo al giorno ti compiaci di badare alla tua piccola persona e alle sue necessità?
Il valore della meditazione continua, sta nel fatto che ti astrae dal tedio dell'abitudine quotidiana, e ti ricorda che non sei quello che credi di essere. Ma ricordarlo non basta: l'azione deve seguire la convinzione. Non fare come il ricco che dopo aver redatto un testamento circostanziato, rifiuta di morire.
I.: La legge della vita non è la gradualità?
M.: Oh, no. Solo la preparazione è graduale; il cambiamento in sé, è subitaneo e completo. Se avviene per gradi non ti fa accedere a un nuovo livello di consapevolezza. Ci vuole coraggio per lasciarsi andare.
I.: Ammetto che è proprio quello che mi manca.
M.: Perché non sei convinto fino in fondo. La piena convinzione genera sia il desiderio che il coraggio. E la meditazione è l'arte di ottenere la fede attraverso la comprensione. Nella meditazione hai modo di saggiare l'insegnamento ricevuto, in tutti i suoi aspetti e ripetutamente, finché dalla chiarezza nasce la fiducia e, con essa, l'azione. Convincimento e azione sono inseparabili. Se l'azione non segue il convincimento, riprendilo in esame, non accusarti di essere poco coraggioso. Il disprezzo non ti porterà da nessuna parte. Senza la chiarezza e il consenso emotivo, a che ti serve la volontà?
I.: Che cosa intendete per consenso emotivo? Non devo agire contro i miei desideri?
M.: No. La chiarezza non è sufficiente. L'energia viene dall'amore - per agire devi amare - qualunque sia la forma e l'oggetto del tuo amore. Senza carità e chiarezza, il coraggio è distruttivo. La gente in guerra è spesso meravigliosamente coraggiosa, ma a che serve?
I.: Sono perfettamente certo che tutto ciò che voglio è una casa in un giardino dove vivere in pace. Perché non dovrei agire secondo il mio desiderio?
M.: Fàllo, per carità, ma non dimenticare l'inevitabile, l'inaspettato. Senza pioggia il tuo giardino non fiorirà. Ti serve coraggio per l'avventura.
I.: Mi occorre tempo per raccogliere il coraggio. Non portatemi fretta. Fatemi maturare per agire.
M.: L'approccio è completamente sbagliato. Azione rimandata è azione abbandonata. Possono esserci altre occasioni per altre azioni, ma il presente è irrimediabilmente perduto. Ogni progetto è una proiezione nel futuro - non puoi progettare per il presente.
I.: Che male c'è nel preparare il futuro?
M.: Per agire nel presente, i tuoi preparativi non servono a molto. La chiarezza è ora, l'azione è ora. E l'azione è la pietra di paragone della realtà.
I.: Anche quando non siamo convinti?
M.: Non puoi vivere senza agire, e dietro ogni azione c'è una paura o un desiderio. Alla fine, tutto ciò che fai è basato sulla convinzione che il mondo sia reale e indipendente da te. Se fossi convinto del contrario, il tuo comportamento sarebbe assai diverso.
I.: Non c'è nulla di sbagliato nelle mie convinzioni e, quanto alle azioni, le adatto alle circostanze.
M.: In altre parole, sei convinto che le circostanze sono reali, così come lo sarebbe il mondo in cui vivi. Ma risali alle origini del mondo e scoprirai che prima che esso fosse, tu eri, e che quando il mondo non sarà più, tu ancora sarai(2). Trova l'essere in te che è fuori del tempo, e la tua azione produrrà la testimonianza. Quell'essere l'hai incontrato?
I.: No.
M.: Allora, che aspetti? Non vedi che è il compito più urgente? Ma finché non rinuncerai a tutto, restando indefinito e disarmato(3), non otterrai il distacco totale. E una volta che tu ti conosca, la tua indipendenza interiore dovrà essere verificata non con le azioni, ma abbandonando tutto ciò da cui prima dipendevi. Il realizzato vive sul piano dell'assoluto; la sua saggezza, amore e coraggio sono pieni. Per questo deve sottoporsi a prove e collaudi sempre più esigenti e imperativi. Sperimentatore, sperimentato ed esperimento sono dentro: è un dramma interiore al quale nessuno può partecipare.
I.: Crocefissione, morte e resurrezione: siamo su un terreno familiare. Ne ho letto, udito e discorso all'infinito, ma viverlo mi è impossibile.
M.: Mantieniti quieto, indisturbato, e la saggezza e l'energia verranno da sé. Non occorre agognarle. Aspetta, nel silenzio della mente, del cuore. La quiete è facilissima, ma la volontà è rara. Volete diventare dei superuomini dalla sera alla mattina. Estinguete l'ambizione, ogni minimo desiderio; siate esposti, vulnerabili, inermi, incerti e soli, completamente aperti alla vita, pronti ad accoglierla come viene, senza la pretesa che tutto debba darvi un piacere o un profitto, materiale o come suol dirsi spirituale.
I.: Sono sensibile a quello che dite, ma non vedo come applicarlo.
M.: Se sai come applicarlo, non lo farai. Smetti i tentativi, sii soltanto; non darti da fare, non lottare, fa' a meno dei sostegni, aderisci al senso cieco dell'essere, spazzando via tutto il resto. Basta questo.
I.: E come si fa? Più spazzo e più si ammucchia.
M.: Rifiuta l'attenzione, lascia che le cose vadano e vengano. Anche i desideri e i pensieri sono cose. Disprezzali. Da tempo immemorabile la polvere dei fatti appanna lo specchio della mente al punto che puoi vedere solo i ricordi. Spazza via la polvere prima che si posi; così i vecchi strati emergeranno e la vera natura della mente verrà alla luce. È tutto molto semplice; lìmitati a essere serio e paziente. L'imperturbabilità, il distacco, la libertà dal desiderio, dalla paura e da ogni egoismo, la consapevolezza pura, immemore e senza attese: è questo lo stato della mente al quale la scoperta talora accade. Dopotutto la liberazione non è che libertà di scoprire.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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