5. 15 Maggio 1970




I.: La coscienza-testimone è permanente o no?
M.: Non lo è. Il conoscitore sorge e tramonta insieme al conosciuto. Ciò in cui essi sorgono e tramontano è oltre il tempo.
I.: Nel sonno non c'è né il conosciuto né il conoscitore. Che cosa mantiene il corpo sensibile e ricettivo?
M.: Non puoi dire che il conoscitore era assente. Mancano soltanto l'esperienza della veglia e i pensieri. Ma anche l'assenza di esperienza è un'esperienza. È come entrare in una stanza buia e dire "Non vedo niente". Un cieco dalla nascita non sa che cosa significhi l'oscurità. Allo stesso modo, solo il conoscitore sa di non sapere. Il sonno è solo una perdita di memoria. La vita continua.
I.: Che cos'è la morte?
M.: È un cambiamento nel processo vitale del corpo. L'integrazione finisce e la disintegrazione incomincia.
I.: E il conoscitore? Con la scomparsa del corpo, che ne è di lui?
M.: Il conoscitore compare alla nascita e scompare alla morte.
I.: E non resta nulla?
M.: Resta la vita. La coscienza ha bisogno di un veicolo e di uno strumento per manifestarsi. Quando la vita produce un nuovo corpo, un nuovo conoscitore si installa.
I.: C'è un nesso causale tra successivi conoscitori-del-corpo, tra una mente-corpo e l'altra?
M.: Sì. Qualcosa che si può definire corpo-di-memoria o causale, l'insieme di tutto ciò che è stato pensato, voluto e fatto. È come una nuvola d'immagini messe insieme.
I.: Come spiegate un'esistenza separata dal corpo?
M.: La realtà è unica, ma si riflette in corpi diversi. Così l'illimitato e il limitato si confondono e sembrano uguali. Smontare questa confusione è lo scopo dello yoga.
I.: Non lo fa già la morte?
M.: Nella morte muore il corpo, non la vita, né la coscienza né la realtà. Persino il corpo non è mai tanto vivo come dopo la morte.
I.: Ma si rinasce?
M.: Ciò che è nato, deve morire. Solo il non-nato è senza morte(1). Trova ciò che non dorme e non si ridesta, il cui pallido riflesso in noi è il senso dell'"IO".
I.: Come lo trovo?
M.: Come trovi qualsiasi cosa? Dedicando la mente e il cuore. Dev'esserci un interesse e una memoria salda. Ricordare ciò che va ricordato è il segreto del successo. Ci arrivi attraverso la serietà.
I.: Limitarsi a voler trovare non basta. Certamente, occorrono sia le capacità che le occasioni.
M.: Queste verranno con la serietà. Ma soprattutto bisogna essere liberi dalle contraddizioni: lo scopo e la via non devono avere dislivelli; né la vita e la morte combattersi; il comportamento si deve conformare alla fede. Chiamala onestà, integrità, compattezza. Non devi tornare indietro, disfare, divellere, abbandonare il campo conquistato. La tenacia e l'onestà ti porteranno allo scopo.
I.: Tenacia e onestà sono doti vere e proprie; in me non ne vedo l'ombra!
M.: Tutto verrà, via via che procedi. Fa' il primo passo. L'"Io sono" lo conosci. Sta' con esso tutto il tempo che puoi, finché ti diventerà naturale. Non c'è una via più semplice e migliore di questa.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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