7. 20 Maggio 1970




I.: Ci sono dei libri molto interessanti di autori apparentemente competenti, in cui è negata l'illusorietà del mondo, ma non la sua transitorietà. Parlano di una gerarchia tra gli esseri, dall'infimo al sommo. Ad ogni livello la complessità dell'organismo permette e riflette la profondità, vastità e intensità della coscienza, senza un vertice visibile o conoscibile. Una sola legge governa il tutto: l'evoluzione delle forme per la crescita e l'arricchimento della coscienza, e la manifestazione delle sue infinite possibilità.
M.: Può essere così, e può non esserlo. Se lo è, è solo dal punto di vista della mente, ma in realtà l'universo (madhakash) esiste solo nella coscienza (chidakash), mentre io risiedo nell'assoluto (paramakash). La coscienza sorge nel puro essere, nella coscienza il mondo sorge e tramonta. Tutto ciò che è è me, e mio. Prima di qualunque principio, dopo tutte le fini: Io sono. Tutto ha il suo essere in me, nell'"io sono" che brilla in ogni creatura(1). Anche il non-essere è impensabile senza di me. Qualunque cosa accada, devo essere lì a testimoniarlo.
I.: Perché negate il mondo?
M.: Non nego il mondo. Lo vedo apparire nella coscienza, che è la totalità del conosciuto nell'immensità dell'ignoto. Ciò che incomincia e finisce è pura apparenza(2). Del mondo si può dire che appare, non che è. L'apparenza può durare molto a lungo su una certa scala di tempo, ed essere molto breve su un'altra, ma alla fine il risultato non varia. Tutto ciò che è legato al tempo è momentaneo e irreale(3).
I.: Non potete non vedere il mondo intorno a voi. Il vostro comportamento sembra del tutto normale!
M.: Così sembra a te. Quello che nel tuo caso occupa l'intero campo della coscienza, nel mio è un puntolino. Il mondo dura appena un attimo. La memoria ti fa credere che il mondo continui. Io non vivo con la memoria. Vedo il mondo com'è, un'incursione momentanea nella coscienza.
I.: Nella vostra coscienza?
M.: Qualsiasi idea di "io" e "mio", perfino l'"io sono", appartengono alla coscienza.
I.: Il vostro paramakash, l'"essere assoluto", è allora una realtà incosciente?
M.: L'idea dell'incoscienza esiste solo nella coscienza.
I.: Come fate a sapere che siete nello stato supremo?
M.: Perché ci sto. È l'unico stato naturale.
I.: Potete descriverlo?
M.: Solo per negazioni(4), come incausato, indipendente, non-collegato, indiviso, non-composto, incrollabile, indiscutibile, irraggiungibile attraverso lo sforzo. Ogni definizione al positivo proviene dalla memoria e perciò è inapplicabile. Tuttavia è uno stato attualissimo e quindi pienamente attingibile.
I.: Non siete per caso immerso in un'astrazione?
M.: L'astrazione è mentale e verbale; scompare nel sonno e nel deliquio, ricompare nel tempo. Io sono nel mio stato originale (swarupa), eternamente "ora". Passato e futuro sono nella mente; io sono ora.
I.: Anche il mondo è ora.
M.: Quale mondo?
I.: Il mondo intorno a noi.
M.: Il mondo che hai in mente è il tuo, non il mio. Che cosa sai di me, se persino il mio parlare con te è solo nel tuo mondo? Non hai ragione di credere che il mio mondo sia identico al tuo. Il mio è reale, vero, lo percepisco come è, mentre il tuo appare e scompare a seconda di come sta la tua mente. È qualcosa che ti è estraneo e che temi. Il mio mondo è me. Io sono a casa.
I.: Se siete il mondo, come fate ad averne coscienza? Il soggetto della coscienza non è altro dal suo oggetto?
M.: La coscienza e il mondo appaiono e scompaiono insieme, perciò sono due aspetti del medesimo stato.
I.: Mentre dormo, io non sono e il mondo continua.
M.: Come lo sai?
I.: Me ne accorgo al risveglio. La memoria mi avverte.
M.: La memoria è nella mente. La mente nel sonno continua.
I.: È temporaneamente sospesa.
M.: Ma la sua immagine del mondo non è influenzata. Fin quando c'è la mente, c'è il corpo e c'è il mondo. Il tuo mondo è soggettivo, circoscritto alla mente, frammentario, temporaneo, personale, e legato al filo della memoria.
I.: E il vostro è così?
M.: Oh no. Io vivo in un mondo di realtà, non di immaginazioni come il tuo. Il tuo mondo è strettamente privato, non puoi parteciparlo a nessuno, nessuno può varcarlo, vede come tu vedi, ode come tu odi, vibra alle tue emozioni e pensa i tuoi pensieri. Sei solo, murato nel sogno cangiante, che scambi per la vita. Il mio è un mondo aperto e accessibile. In esso c'è comunione, intuito, amore, vera qualità; l'individuale coincide con l'universale, e viceversa. Tutti sono uno, e l'Uno è tutti(5).
I.: Il vostro mondo è pieno di cose e persone come il nostro?
M.: No, è pieno di me(6).
I.: Ma vedete e ascoltate come noi?
M.: All'apparenza sì; ma l'udire, il vedere, il parlare, l'agire accadono in me come in te il digerire e il sudare. Ci bada la macchina del corpo-mente, e mi lascia da parte. Come non hai bisogno di occuparti della crescita dei capelli, così io, di parole e azioni. Accadono e non mi toccano, perché nel mio mondo non c'è mai niente che vada male.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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