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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 88) Può anche darsi che i tuoi pensieri e sentimenti, parole e azioni, siano parte dell'evento; ma tu sei fuori, indifferente e attento, nella piena luce della chiarezza e della comprensione. Segui perfettamente quello che accade perché non ti tocca. Può sembrare una posa di freddo distacco, non è così. Quando ci sei dentro, ti accorgi di amare ciò che vedi, comunque sia. Questo amore senza scelta è la pietra di paragone della consapevolezza. Se non c'è, il tuo è un semplice interesse dettato da ragioni personali.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 43) Sei puro essere-consapevolezza-beatitudine. Comprenderlo è il fine di ogni ricerca, quando scopri che tutto ciò che pensi di essere è mera immaginazione, e ti fai da parte, consapevole che il transitorio è transitorio, l'immaginario, immaginario, l'irreale, irreale. Non è difficile, ma ci vuole distacco. È l'attaccamento al falso, che rende così ardua la visione del vero. Una volta capito che il falso ha bisogno di tempo e che ciò che richiede tempo è falso, sei più prossimo alla realtà, che è fuori del tempo, sempre ora. L'eternità nel tempo è pura iterazione, come il movimento di un orologio che scorre senza fine dal passato al futuro. La realtà è ciò che rende il presente così vivo e diverso dal passato e dal futuro, inevitabilmente mentali. Se ti occorre tempo per ottenere un risultato, questo non potrà che essere falso. Il reale è sempre con te; non devi attendere per essere ciò che sei, né permettere alla mente di "uscire" a cercare. Quando vuoi qualcosa, domàndati: ne ho davvero bisogno? Se la risposta è no, lascia perdere.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 68) Sforzarsi di essere buono ti tiene in movimento sulla via. Erri finché trovi Dio. Allora Dio ti prende dentro di Sé: e ti rende Lui.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 165) Da tempo immemorabile ami te stesso, ma mai in modo sapiente. Poni il corpo e la mente accortamente al servizio del sé, che è tutto. Sii schietto con lui, amalo incondizionatamente. Non fingere di amare gli altri come te stesso. A meno che non li abbia resi tutt'uno con te, non puoi amarli. Il tuo amore per gli altri è il frutto, non la causa, dell'autoconoscenza. Quando ti sarai pienamente convinto che un'unica vita pervade ciò che è, e che tu sei quella vita, amerai tutto naturalmente e con spontaneità. Quando avrai afferrato la profondità e la pienezza del tuo amore per te, saprai che ogni essere vivente e l'universo intero sono inclusi nel tuo affetto.
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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 177) Proprio il tuo altruismo è egoista, nutrito e alimentato, com'è, dal tuo io. In realtà, gli altri t'importano solo in quanto magnificano l'immagine che hai di te stesso. E lo scopo ultimo dell'egoismo è badare unicamente alla tutela e all'accrescimento della propria corporeità, di tutto quanto attiene al nome e alla forma: famiglia, gruppo, Paese, razza, ecc. L'attaccamento al nome e alla forma è egoismo. Un uomo consapevole di non essere né il corpo né la mente non può essere egoista, perché non ha nulla per cui esserlo. Oppure lo è, ma in pari misura per conto di tutti; il benessere di chiunque è il suo. "Io sono il mondo, il mondo è me", diventa col tempo un sentimento naturale; una volta radicato, non c'è più modo di cadere nell'egoismo: ossia di agognare, prendere, accumulare per conto della parte, contro il tutto.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 150) I tre stati: il risveglio, il sonno, il nuovo risveglio, continuano ad avvicendarsi, come sempre, ma non accadono a me. Accadono e basta. Piuttosto c'è una cosa immutevole, immobile, salda come la roccia, inattaccabile, un solo blocco di puro essere-coscienza-beatitudine. Io non ne sono mai fuori. Niente può staccarmene, nessuna tortura, nessuna calamità.
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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 117) Naturalmente, il conoscitore e il conosciuto sono uno, non due.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 33) Il mio mondo è come il tuo. Vedo, odo, sento, penso, parlo e agisco in un mondo che percepisco come te. Per te è tutto, per me è quasi niente.
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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 79) La dualità per te è tanto scontata che nemmeno la noti, mentre per me la varietà e la differenza non separano. Immagini che la realtà sia disgiunta dai nomi e dalle forme, mentre per me nomi e forme sono le espressioni stesse onnimutevoli della realtà. Chiedi la prova della verità, per me la stessa esistenza è la prova. Stacchi l'esistenza dall'essere e l'essere dalla realtà, mentre per me sono tutt'uno. Sei convinto della verità del tuo stato di veglia, ma non ne rivendichi il carattere permanente e immutabile, mentre io sì. Ciò nonostante, non c'è differenza fra te e me, tranne il fatto che tu immagini, io invece no.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 38) Ogni granello di sabbia è Dio; saperlo è importante, ma è solo l'inizio.
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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 163) L'ignoranza è come una febbre: ti fa vedere cose inesistenti. Il karma è la cura prescritta dal divino. Se l'accogli di buon animo e segui le istruzioni fedelmente, starai meglio. Un paziente lascia l'ospedale dopo essere guarito. Insistere sulla libertà immediata di scelta e di azione non farà che posporre la guarigione. Accetta il tuo destino e colmalo: questa è la via più breve alla libertà dal destino.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 163) In ogni momento, tutto ciò che d'inatteso ti capita, viene da Dio, e certamente ti gioverà, se lo usi al meglio. Mentre tutto quanto proviene dall'immaginazione e dal desiderio, e che tanto ti assorbe, non farà che procurarti dei guai.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 154) Non conta quello che hai già abbandonato, ma quello cui sei ancora legato. Rintraccialo e buttalo via. La disciplina è la ricerca di ciò che va abbandonato. Svuòtati completamente.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 148) Quando la realtà esplode in te, puoi chiamarla esperienza di Dio. Oppure è Dio che ha esperienza di te. Dio ti conosce, quando tu conosci te stesso.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 172) La ricerca della realtà o di Dio o del maestro e la ricerca di se stessi sono la stessa cosa; quando si è raggiunto uno di questi scopi, li si è raggiunti tutti. Quando "io sono" e "Dio è" ti diventano indistinguibili nella mente, allora ti accade qualcosa, e scopri che Dio è perché tu sei, tu sei perché Dio è. I due sono uno.
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Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 11) Io vedo, ascolto, gusto e mangio quanto te, ho fame e sete e mi aspetto di ricevere il cibo puntualmente; se sono spossato o ammalato, il corpo e la mente sono deboli. Percepisco tutto ciò con chiarezza ma in un certo senso sono estraneo, è come se fluttuassi al di sopra, in disparte e distaccato. E nemmeno così, perché il distacco è in me come la sete e la fame; c'è la consapevolezza di tutto, e insieme il senso di un'immensa distanza, come se il corpo, la mente, e le cose che ad essi accadono, fossero all'orizzonte da qualche parte lontano.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 138) La realizzazione non è che uno spartire, un condividere. Entri in una coscienza più ampia e la rendi partecipe. La ritrosia a entrare e a condividere è l'unico ostacolo. Non parlo mai di differenze. Per me non ce ne sono. Altrimenti, mostramele tu. Ma se mi capisci, non parlerai più di differenze.
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Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 198) Svuòtati di ogni contenuto mentale, di ogni immaginazione e sforzo, e sarà l'assenza di ostacoli che farà fiottare la realtà.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 75) L'attaccamento distrugge il coraggio. Il donatore è sempre pronto, ma chi dovrebbe ricevere manca sempre all'appello. Libertà significa lasciar andare, e questo alla gente non piace affatto. Ignorano che il finito è il prezzo dell'infinito, come la morte dell'immortalità. La maturità spirituale consiste nella prontezza a cedere tutto. L'abbandono è il primo passo. Ma il vero abbandono sta nel comprendere che non c'è nulla da lasciare, perché nulla è tuo. È come il sonno profondo: non rinunci al letto quando ti addormenti; semplicemente lo dimentichi.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 56) La meditazione ti aiuterà a intercettare i tuoi lacci, ad allentarli, a scioglierli, e a mollare gli ormeggi. Quando ti sarai svincolato da ogni attaccamento, avrai fatto la tua parte. Il resto sarà fatto a te.
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