La successione al cantorato di Lipsia, morto Kuhnau ai primi di giugno del 1722, fu faccenda piuttosto lunga: concorse Telemann, che però, ottenuto il posto, fece sapere a novembre che restava ad Amburgo, dove ricevette un ragguardevole aumento di stipendio. Il cantorato venne assegnato a Graupner nel gennaio del 23 ma anche questi rinunciò, perché non ottenne le necessarie dimissioni dal precedente impiego. Intanto era stato ufficialmente invitato al concorso Bach, che presentò a febbraio una sua cantata (o due: certamente la 22 e forse la 23). Nel Consiglio del 22 aprile del 1723 il posto gli venne definitivamente assegnato. Bach passò dunque da Capellmeister a Cöthen a Cantor a Lipsia, un passaggio che difficilmente può essere visto come un miglioramento: lì un buon stipendio fisso, al servizio di un principe e con una buona orchestra a disposizione, orari di lavoro praticamente a piacere e assoluta libertà creativa; qui un basso stipendio base, al servizio di ben cinque (!) petulanti autorità cittadine, spesso in contrasto tra di loro, senza un'orchestra degna di questo nome e anzi con l'obbligo di istruire alla musica vocale e strumentale i ragazzi della scuola, orfani o molto poveri. Inoltre gli orari di lavoro erano talvolta massacranti (la domenica si iniziava alle 5!) e c'erano pure limiti alla creatività: in un punto del contratto si stabilisce che la musica non deve essere troppo lunga né avere le caratteristiche della musica teatrale. Insomma, non sembra un buono scambio: perché Bach va a Lipsia?
È bene sgombrare subito il campo dalle balle che spesso si sentono sulla scelta di Bach di abbandonare la calvinista Cöthen per la luterana Lipsia e che si riducono a due, colossali, spesso enunciate insieme, secondo il ben noto metodo delle boiate convergenti:
Si vuole attribuire la fuga di Bach da Cöthen alla principessa Henrietta, fresca sposa del principe Leopold, che lo stesso Bach definirà amusa in una lettera, già citata, del 1730.
La povera ragazza, anche fosse stata quella terribile nemica della musica che si vuole far credere, morrà neppur ventenne il 4 aprile del 1723, prima dell'accettazione da parte di Bach del cantorato. Fosse stata questa la ragione, Bach avrebbe potuto ritornare sui propri passi e restarsene a Cöthen.
Si vuole falsamente presentare la luterana Lipsia come il paradiso per un Bach che non desidera altro che mettersi al servizio di qualche chiesa per scrivere cantate sacre vita natural durante.
Anche se si può legittimamente ritenere che al momento di assumere l'impegno di Cantor Bach avesse in animo di scrivere cantate, rifondandone lo stile anche utilizzando le 'vietate' caratteristiche teatrali, non bisogna dimenticare che Bach si comporterà da vero Cantor solo fino al gennaio del 1726, cioè per soli 2 anni e mezzo: in questo periodo scriverà ben 110 cantate. L'interesse per la musica da chiesa andrà poi progressivamente scemando e, se nel restante tratto del 1726 vedranno la luce ancora una ventina di cantate, nel 1727 saranno solo cinque (ma quest'anno esegue anche la Passione secondo S. Matteo!) e nei tredici anni dal 28 fino al 40 neppur venticinque, per poi smettere del tutto, cavandosela con opere di altri autori e con ripetizioni di suoi precedenti lavori.
Sarebbe disonesto non osservare che tra le prime circa cento cantate scritte da Bach a Lipsia nei primi due anni di servizio (una alla settimana, compreso il tempo per la scrittura delle parti e per le prove, per due anni filati!) ci sono dei capolavori assoluti, in particolare nella quarantina di cantate scritte ex novo da giugno del 1724 a febbraio dell'anno successivo, le cosiddette Cantate su Corale: Bach sostituisce la qualità alla quantità, certo. Ma come già detto, inizialmente Bach ha senza dubbio intenzione di trasferire l'esperienza strumentale di Cöthen nella musica per la chiesa. Ma una volta esaurito (e con quale splendore!) questo intento artistico, l'interesse di Bach per la musica da chiesa scema rapidamente ed irrevocabilmente.
Sgombrato così il campo dalle balle che si dicono e - purtroppo - si continuano stolidamente a ripetere, resta però la domanda: perché Bach va a Lipsia? Una possibile, parziale risposta è che la città poteva garantire l'istruzione universitaria ai figli, ma probabilmente il motivo principale deve ricercarsi nella sicurezza del posto: Bach "ha già misurato, chissà da quanto, la sproporzione tra gl'introiti del principato [di Cöthen] e le percentuali che si spendono nella sua organizzazione musicale. Non vuole che la baracca gli caschi, un giorno o l'altro, addosso, e preferisce prevenire i tempi" (Buscaroli, p. 629).
Inoltre, Bach a Lipsia viene nominato dal Consiglio non solo Cantor, ma anche Director Musices della città, termine forse traducibile con 'direttore artistico'; questa carica "si sarebbe gonfiata di responsabilità e contenuti nuovi, via via che la fede nella missione divina della musica si sgretolava, per riorganizzarsi nell'ordine edonistico e civico del pubblico concerto. Bach [...] capì che se la funzione del Cantor rimpiccioliva, cresceva quella del Director Musices, che si sarebbe fusa, perfino superandola, con l'antica dignità del Capellmeister" (Buscaroli, p. 645).
Dopo esser stato Capellmeister del piccolo principato di Cöthen, forse Bach intendeva dare lustro musicale ad una grande città. Oggi si tende erroneamente a considerarlo solo come autore di musiche per la chiesa, ma in effetti Bach dal 1727 fino alla morte sarà (e si sentirà) più Director Musices di Lipsia che Cantor, come vedremo.
C'è poi un'altra frottola in giro: si racconta (seriamente, perfino!) che dopo i tentativi andati a vuoto con Telemann e Graupner, il Consiglio di Lipsia fosse orientato ad accontentarsi di un maestro 'mediocre', e scegliesse infine Bach. Falso. Innanzitutto Bach non venne invitato prima perché sia Telemann che Graupner, oltre alla notorietà - che avevano in comune con Bach -, contavano su di un passato attivo nella vita musicale cittadina: è ovvio che venissero invitati per primi. Più specificamente, in relazione al termine 'mediocre', bisogna sapere che i musicisti più in vista tendevano a far eliminare dalle incombenze del Cantor le ore di insegnamento e in questo contesto va letta la frase incriminata del consigliere Platz nel consiglio del 9 aprile 1723: se, a causa dell'insegnamento, "non è proprio possibile avere i migliori, converrà assumere un mediocre; pare che ce ne sia uno di Pirna, di cui gli hanno detto un gran bene" (citato da Buscaroli, p. 624). Il mediocre è in questo caso quello di Pirna, non certo Bach, anzi implicitamente annoverato tra i migliori. Purtroppo poi Bach accetterà anche le ore di insegnamento, anche se insegnerà sempre di malavoglia, cosa che gli attirerà le ire non sempre ingiustificate dei superiori. Del resto, già ad Arnstadt, ventunenne organista, trascurava i suoi doveri di insegnante; non sarà certo migliorato ora, quarantenne Capellmeister...
Al di là delle diatribe con le autorità, la statura artistica di Bach fu subito evidente: dalla prova di febbraio alla cantata inaugurale del 30 maggio 1723 nella chiesa di S. Nicola (BWV 75) e poi per anni a venire la musica di Bach non lasciò mai indifferenti: "chi continua a sollecitare la commiserazione dei suoi lettori sul Cantor malgradito alle autorità e misconosciuto come artista, perpetua l'incomprensione con rinnovato falso" (Buscaroli, p. 664).
Dopo che i libretti della Passione erano già bell'e stampati, venne al nobilissimo e sapientissimo Consiglio la bella idea che l'esecuzione di venerdì abbia luogo, a Dio piacendo, nella Chiesa di S. Nicola [...]
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