Troviamo Bach ad Arnstadt come organista titolare della Neue Kirche dall'ottobre del 1703. È interessante osservare che il giovane Bach guadagna, al suo primo impiego, più di quanto guadagnasse suo padre nell'ultimo e, cosa ancora più notevole, più del doppio (!) di quanto nel 1707 verrà accordato al suo successore, benché più anziano di lui. Bach riuscirà sempre, anche in futuro, e lo vedremo, a ottenere compensi maggiori dei colleghi e questo dimostra quanto fosse cosciente del proprio valore, e come riuscisse a farselo riconoscere. "Il riconoscimento viene, di regola, sempre. Ma, a guardare più a fondo, il valore dell'artista non compensa mai, agli occhi delle autorità cittadine, lo scarso zelo, la poca voglia e costanza, o, quando a loro sembri, la stravaganza ed eccentricità del funzionario musicale" (Buscaroli, p. 201). Sentiamo un esempio di questa (in fondo giustificata) insoddisfazione: "Si chiede all'organista Bach di far sapere se intenda far prove con questi scolari, come già gli è stato ordinato, oppure no; come egli non mostra vergogna a mantenere il suo posto nella chiesa, e a prenderne lo stipendio, così non dovrebbe vergognarsi neppure a esercitare questi scolari". 'Questi scolari' sono quelli che formano un piccolo coro impegnato nelle funzioni domenicali e nel novembre del 1706 Bach si tira addosso questo rabbuffo perché elude appunto a questa sua prestazione, in verità sottaciuta dal contratto di assunzione. Anche a Lipsia Bach avrà simili difficoltà con la scuola, come vedremo. E non che in simili frangenti il suo carattere lo aiuti, là dove un po' di sana autocritica e di arte del compromesso sarebbero assai utili; macché, sentiamo come Buscaroli (p. 199) ci presenta alcuni suoi "tratti di carattere, tendenze incoercibili e comportamenti che diverranno costanti: il vigore, l'impulsività, la violenza delle reazioni, l'insofferenza ai lati più fastidiosi dell'insegnamento, la forza dell'entusiasmo e la veemenza della delusione; un certo lato manesco e guappesco, che ai primi biografi era ben chiaro, anche se i successivi s'incaricarono di smussarlo; il formidabile rendimento dell'artista accanto all'indisciplina del funzionario; l'incapacità di piegarsi alla continuità e costanza dei doveri e prestazioni che un impiego di organista comporta, fino all'assenteismo; la tendenza alle giustificazioni pretestuose; certa arroganza seguìta da repentine ritirate o deviazioni, alla rivelazione di un ostacolo realmente duro; e, con tutto ciò, la capacità, mai venuta meno, di ottenere i migliori stipendi possibili, sempre superiori a quelli di predecessori e successori". Superpagato e assenteista: non fosse che per la diversa statura intellettuale (per tacere di quella artistica, va da sé...) e per la gratitudine che gli portiamo, verrebbe da accostarlo agli squallidi nani politicastri e ladri della nostra povera Italia di fine millennio... Beh, qualche mese prima del rabbuffo di cui si è detto, nel febbraio dello stesso 1706, il soprintendente gli chiede ragione di un'assenza di quattro mesi, in gran parte ingiustificata poiché Bach, prima di sparire, aveva chiesto un permesso di sole quattro settimane... In quei quattro mesi Bach si recò nella lontana Lubecca, ad ascoltare il più grande degli organisti del tempo, Dietrich Buxtehude "per apprendervi i fondamenti della sua arte", come rispose lo stesso Bach al soprintendente che, probabilmente, cominciava a non poterne più di quell'organista indisciplinato il quale, oltretutto, all'organo "ha fatto nel Corale molte bizzarre variazioni, mescolandovi molti suoni estranei, così che i fedeli ne sono stati confusi"...
Insomma, Bach (per sua e nostra fortuna) cresce e la chiesa non capisce, come spesso capita, e non solo per cose di musica. Cosa vuoi che dica un bigotto, un burocrate di fronte a un Bach? Quello che disse a Lipsia, dopo la sua morte, un consigliere comunale: "Sarà stato un grande musicista, ma noi avevamo bisogno d'altro". Anche Bach ha bisogno d'altro, e se ne rende ben presto conto: volterà quanto prima le spalle alla chiesa per volgersi alle corti dei prìncipi, al cui servizio resterà per ben quindici anni. E quando lascerà la corte per tornare nella chiesa lo farà a malincuore: non gli pare "affatto decoroso scendere a Cantor" da Capellmeister che era a Cöthen, dice lui stesso nella sua lettera più importante, a Georg Erdmann, nel 1730.
Ma di questo parleremo a suo tempo: ora torniamo al 1706, con un'altra osservazione dei suoi superiori, stavolta irritati dal fatto che Bach avesse fatto salire una donna nella tribuna del coro, per far musica con lei. Le donne in chiesa dovevano tacere! Questa donna è una sua lontana parente che diventerà presto sua sposa, ma questo non importa al soprintendente: queste cose non si fanno!
Probabilmente Bach non si trova più tanto bene ad Arnstadt e il caso vuole che, pochi giorni dopo questo incidente, per la precisione il 2 dicembre 1706, muoia J.G. Ahle, organista di Mühlhausen, e il Consiglio Municipale di questa città offre il posto di organista a Bach, che accetta. Le cose vanno un po' per le lunghe, ma il 24 aprile del 1707 Bach si esibisce in un trionfale concerto all'organo della chiesa di S. Biagio e con la firma del contratto, il 15 giugno 1707, Mühlhausen ha il suo nuovo organista. Pochi mesi dopo, a ottobre, Bach si sposa con Maria Barbara, prima delle sue due mogli, con cui darà un buon impulso all'incremento della schiatta.
In questa nuova città Bach viene trattato piuttosto bene: è vero che non chiede aumenti di stipendio, però la cantata eseguita nel febbraio del 1708 per l'elezione del Consiglio viene fatta stampare, caso raro ed evidente segno di consenso per il compositore che, alla fine dello stesso mese, si fa avanti con una richiesta piuttosto onerosa per quei tempi: nientemeno che la ricostruzione dell'organo! Bene, richiesta accettata, e accettato anche l'artigiano proposto dall'organista, evidentemente ben tenuto in considerazione. E cosa fa l'organista? Appena può, dopo un anno, se ne va, piantando lì la chiesa e i lavori dell'organo in via di costruzione esattamente come lo voleva lui. Se ne va in una corte che già conosceva, a Weimar, ben consapevole di non dover avere più a che fare con preti e con funzioni religiose. Bach, il compositore di musica sacra per eccellenza, va a corte. Per restarci. La lettera di dimissioni è datata 25 giugno 1708 e deve aver fatto un certo scalpore se ancora nel 1742 se ne parlava: "avevo dodici anni, quando arrivò Bach, come successore di Ahle [...] chiese un giuoco di campane per l'organo di San Biagio, e quando era quasi pronto, fu chiamato a Weimar come Cammer-Musicus, con grande scontento del Consiglio di Mühlhausen" ricorda un organista di quella città (citato da Buscaroli, p. 259). Bisogna dire che a Weimar il ventitreenne Bach andrà a guadagnare quasi il doppio di quello che prende a Mühlhausen, e che nel giro di otto anni lo stipendio iniziale verrà
a sua volta raddoppiato? No, ormai non bisogna più dirlo, ormai abbiamo capito il tipo...
In queste pagine dedicate alla biografia traccerò solo un profilo di alcune tra le opere più significative di quelle del periodo trattato. Nella sezione dedicata alle opere sono più sistematico (vedi).
Per ora vediamo rapidamente cosa ci resta di questo giovane e un po' scapestrato organista. Purtroppo è difficile discernere una cronologia precisa nelle sue opere - soprattutto giovanili - perché, e lo vedremo, il Bach maturo riprende spesso lavori precedenti e li riscrive in continuazione, contribuendo non poco a confondere le carte che gli studiosi si rigirano tra le mani, non potendo concludere altro che "assai poco conosciamo, e di quel poco quasi nulla con certezza" (Friedrich Blume, citato da Buscaroli, p. 261). Premesso questo vediamo cosa si può, abbastanza tranquillamente, assegnare agli anni fino al 1708: