1
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 27) Quando il passato e il futuro sono visti nel presente atemporale, come parti di un modello comune, l'idea di causa-effetto perde la sua preminenza e la libertà creativa prende il suo posto.
2
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 78) Il mio punto originario è dove non c'è differenza, dove le cose non sono, né le menti che le concepiscono. Quella è la mia dimora. Qualunque cosa accada, non mi turba: tutto agisce da sé. Libero dal ricordo e dall'attesa, sono fresco, innocente, e il mio cuore trabocca.
3
Davanti a simili, meravigliose espressioni dove la Parola è Vita Eterna e 'tu sei Quello', notiamo con immensa tristezza come venga mortificato il messaggio cristiano da un autorevole esponente contemporaneo del cattolicesimo più deleterio: partendo dagli angeli, misconoscendo la Parola, si arriva, finalmente!, ai classici tarallucci e vino. Quanta strada si è percorsa dal buio Medioevo brulicante di eretici, fortunatamente sterminati da zelanti, pii frati mandanti di torturatori e di fuochisti...
«'Angelo dei, qui custos es mei..': non c'è giorno in cui dimentichi l'antica preghiera - così cara, a noi superstiti bigotti - all'Angelo Custode. Da qualche tempo, gli chiedo di liberarci da quei suoi presunti colleghi che svolazzano in libreria. Invasione apparentemente recente, in realtà vecchissima, che inizia col cristianesimo. È il solito spiritualismo che non sopporta la materialità del Vangelo: che non è 'Parola', ma carne e sangue dello scandaloso e sublime 'cannibalismo' eucaristico; che non annuncia la salvezza delle anime, ma la resurrezione dei corpi; che non propone una morale, ma l'incontro con Dio incarnato. Di questi angeli trasformati in protagonisti si appaghino pure intellettuali gnostici. Noi, non sappiamo che farcene; noi che - sulle orme del Risorto che, subito, chiede cibo - aspettiamo una vita eterna dove mangiare tortellini senza preoccuparci di bilance e colesteroli. Gli angeli, li veneriamo. Ma noi non siamo - e non saremo, in eterno - 'spirituali e incorporei', per dirla col Catechismo [n. 328].»
Vittorio Messori, da "Lo Specchio della Stampa" nº 2 del 3 febbraio 1996, pag. 84.
E non che salendo nella gerarchia della chiesa la comprensione salga poi di molto: nella recente "Fides et ratio" papa Giovanni Paolo II, rifacendosi al Concilio Vaticano II, interpreta la 'Parola di Dio' con queste banali parole:
"Un'espressione oggi diffusa di tale tendenza fideistica è il 'biblicismo', che tende a fare della lettura della Sacra Scrittura o della sua esegesi l'unico punto di riferimento veritativo. Accade così che si identifichi la parola di Dio con la sola Sacra Scrittura, vanificando in tal modo la dottrina della Chiesa che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha ribadito espressamente. La Costituzione Dei Verbum [ricorda] che la parola di Dio è presente sia nei testi sacri che nella Tradizione" (n. 55, 73)
e l'unico accenno all'unità dello spirito è il seguente, tristissimo:
"La Sacra Scrittura, pertanto, non è il solo riferimento per la Chiesa. La 'regola suprema della propria fede', infatti, le proviene dall'unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente." (n. 55, 75-76).
Molto si potrebbe osservare in proposito: mi limito a notare come questa meravigliosa Sacra Tradizione - in sublime unità con la Sacra Scrittura ed il Magistero della Chiesa (una sorta di Trinità velata, qui in terra, sembra suggerirci il papa...) - sia la prima responsabile di orrori per i quali la chiesa stessa, quando appena solleva il coperchio, si sente costretta a chiedere perdono!
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 91) L'essere sfavilla come conoscenza, il conoscere nell'amore si arroventa. Tutto è uno. Immagini che ci siano delle separazioni e t'impelaghi nelle domande. Non dare troppo peso alle formulazioni. Il puro essere non si descrive.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 92) È la pura consapevolezza di essere, senza essere questo o quello, e senza identificarti con alcunché di particolare o generale. In quella limpida luce della coscienza non c'è nulla, nemmeno l'idea del nulla. Solo luce.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 97) Ricorda: la tua vera natura è pura luce soltanto.
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