Quando, nel 1995, lessi lo Specchio delle anime semplici di Margherita Porete, eretica bruciata a Parigi nel 1310, quasi cadevo dalla sedia per la sorpresa: mi sembrava impossibile trovare in quell'antico testo, nato nell'ambiente indubitabilmente cattolico delle beghine del medioevo, temi così lontani (apparentemente?) dalla religione cattolica - e anche cristiana tout court - comunemente intesa, e tanto vicini a quelli che da tempo conoscevo tipici dell'Advaita Vedanta. Come poteva un'eretica del 1300, in pieno medioevo dominato dal cattolicesimo, fare affermazioni che sembravano uscite dalla bocca di Sankara? Affermazioni che conoscevo bene, per averle lette e rilette nelle Upanishad e, soprattutto, nelle parole di Nisargadatta Maharaj, che le aveva rese vive nei suoi dialoghi (infine tornati in libreria nel 2001 per i tipi della Ubaldini Editore). Fino allora avevo - da ignorante, evidentemente - considerato tali affermazioni relegate in oriente, tra persone che si riferivano ad una fonte comune e cui mancava un sano senso della realtà... Margherita mi ha costretto a confrontarmi con il fatto - stupefacente, forse - che una tale follia non potevo più relegarla in un lontano oriente, e mi era anche venuta a mancare una fonte comune cui far risalire tali affermazioni.
Da allora ho letto molti mistici occidentali, trovando soprattutto in Meister Eckhart tanti e tali temi in comune col 'mio' Maharaj che mi decisi a scrivere un 'ipertesto' pieno di riferimenti incrociati tra questi tre autori, lavoro che ora ho parzialmente portato in rete.
Nella mistica sia d'oriente che d'occidente si identificano con facilità due 'tipi' tanto differenti da meritarsi due appellativi distinti: uno mistica del sentimento, l'altro mistica speculativa. In queste pagine verrà trattata esclusivamente quest'ultima, che ha le seguenti caratteristiche:
Nonostante le apparenze, ed il nome mistica, che rimanda a qualcosa di misterioso, tale esperienza non ha nulla di nascosto o di esoterico: tutti gli autori sono di una chiarezza estrema nel delineare le caratteristiche di conoscenza che caratterizza il loro approccio. Tale conoscenza è per tutti e sempre, in quanto si tratta di un sapere che è essere.
La conclusione principale cui giungono questi mistici è la rimozione dell'alterità di Dio. Dio non è un Altro da amare o da temere o da adorare. Dio è dentro di te, e non ci sono mediatori. Tale sapere giunge dopo aver completamente rimosso l'io psicologico, ed è in aperta opposizione con qualunque religione costituita, che si pone appunto come mediatore tra me e Dio; non è un caso che gli autori occidentali trattati siano considerati eretici dalla Chiesa.
Nonostante le enormi diversità di cultura, religione e nello stato sociale di questi autori, si sente un incredibile unisono risuonare nelle loro parole. Dicono tutti la stessa cosa.
Come detto, in queste pagine si parlerà solo di mistica speculativa, che ha appunto le caratteristiche ora accennate. È da osservare come il primo punto in particolare determini una stretta parentela tra questa mistica e la filosofia; si tratta di un tema molto interessante, che riprenderò in futuro; per ora vedi questa pagina su Hegel.
Non riprenderò invece il tema della mistica del sentimento, per cui non è fuori luogo qui spendere due parole su di essa.
Senza naturalmente neanche pensare di affrontare il problema della mistica del sentimento in poche parole, credo di poter indicare i seguenti i punti che la contraddistinguono, e che appaiono essere la negazione dei precedenti:
Tale esperienza mistica è donata ad anime eccezionali, molto comprese nella loro profonda umiltà e nel loro soffrire. L'io psicologico è tutt'altro che rimosso.
Un io non rimosso (e addirittura ingigantito dalle grandi prove superate per giungere all'esperienza mistica) non può che porsi di fronte a un Altro: tale dualismo è naturalmente bene accetto dalle religioni costituite che, forti dell'eccezionalità difficilmente emulabile del mistico, hanno facile gioco nel proporsi come mediatrici tra il fedele e Dio.
L'esperienza mistica si appoggia alle conoscenze religiose del soggetto: come il mistico cristiano vede e ripercorre la passione di Cristo, così l'indù vede Krisna.
Il motivo principale per cui in queste pagine verrà trattata unicamente la mistica speculativa è che, come appena detto, nella mistica del sentimento gioca un ruolo predominante la cultura religiosa del mistico; questo fatto toglie - a mio avviso - all'esperienza mistica del sentimento (o perlomeno alla sua descrizione) quel carattere di universalità che rende proficuo il confronto tra esperienze nate in ambienti, epoche e culture differenti.
Interessantissime a proposito della distinzione tra mistica speculativa e mistica del sentimento le pagine 13-16 del bellissimo testo di Marco Vannini Il volto del Dio nascosto, Mondadori 1999. Se siete interessati a queste mie pagine, siete senz'altro interessati a questo libro, che però si indirizza esclusivamente alla mistica occidentale. Eccovene alcune righe:
Non intendiamo dunque per "mistica" la cosiddetta "mistica del sentimento" (e/o anche "mistica nuziale"), che, distinta da quella chiamata "dell'essenza" (o "speculativa"), permette di inserire nel genere mistica tutto il repertorio devozionale, estatico, visionario della pietà religiosa - cattolica e non. [...] |
Oltre a brevi pagine di presentazione, come questa, il sito si compone prevalentemente di una vasta antologia di autori, i cui testi sono stati 'incrociati' per sottolineare la talvolta incredibile consonanza su temi tutt'altro che ovvi. I frammenti di testo posti nelle note sono senz'altro fuori contesto, ma molto spesso è possibile leggere anche il testo completo da cui la nota è stata tratta (vedi l'help).
Talvolta il testo della nota è stato lievemente aggiustato, e precisamente nei seguenti casi:
Si è spesso inserito il soggetto od un complemento, evidente ma sottinteso nel testo, la cui omissione avrebbe reso incomprensibile il frammento. Tale intervento non è stato generalmente evidenziato in alcun modo.
Si è talvolta abbreviato il testo. Tale intervento è stato evidenziato con [...].