(1) Kaivalya Upanisad (Il trattato dell'Isolamento). Dall'edizione di Srinagar, 1967, delle Upanisad minori. Versione di E. Zolla, in "Conoscenza religiosa", Fascicolo speciale dedicato all'India, La Nuova Italia, Firenze, n. 1, 1977.
(2) Avadhuta Gita, traduzione dal sanscrito, introduzione e note di Hari pRasad Shastri, Archè, Milano, 1980.
(3) Sankaracarya, Aparoksanabhuti (L'assimilazione all'identità suprema), versione di E. Zolla, in "Conoscenza religiosa", LA Nuova Italia, Firenze, n. 3, 1979.
(4) Maruti Kampli Nacque a Bombay, in una famiglia indù non ortodossa, nel marzo 1897, e trascorse l'infanzia a Kandalgaon, nel distretto meridionale della città. Illetterato e di mestiere tabaccaio, a trentatré anni incontra un maestro del navnath sampradaya che lo inizia al "risveglio" attraverso l'ininterrotta concentrazione sul mantra Brahmasmi ("Sono il Supremo"). Abbandona la vita attiva e un primo nucleo di seguaci locali lo sollecita a parlare. Negli anni il gruppo si è esteso fino a promuovere il comitato Sri Nisargadatta Maharaj Adhyatma Kendra, per la divulgazione del suo pensiero. Il gruppo ha edito il Nisargadatta Maharaj Presentation Volume 1980, in occasione dell'84.o compleanno del maestro.
(5) Tripura-Rahasya (Jnanakhanda), Chowkhamba Sanskrit Series, Varanasi, 1965. Il testo, a cura di A. V. Vasavada, oltre alla traduzione in inglese (Parte i), contiene nella Parte II un Comparative Study of the Process of Individuation, che pone a confronto la "via" indiana con quella junghiana.
(6) Maurice Frydman nacque a cracovia nel 1900. Dopo una giovinezza segnata da una forte esigenza religiosa, si trasferì in India, dove diresse come ingegnere aziende statali nel Bangalore, fu militante gandhiano, si adoperò per l'esodo in India dei transfughi dal Tibet nel '58-59. Seguace di J. Krishnamurti e discepolo di Ramana Maharshi, si convertì all'induismo e fu iniziato col nome di swami Bharatananda. A Bombay, già vecchio, l'incontro con Nisargadatta Maharaj, agli inizi dei Settanta, fu folgorante. In pochi mesi Frydman s'impossessò del marathi, divenne l'interprete principale del maestro, e quasi impose all'editore Dikshit - cui Maharaj era del tutto ignoto - un primo brogliaccio di trentacinque conversazioni, pubblicate nel 1973. Frydman morì nel 1976.
Fra il '73 e il '78 sono seguite tre ristampe di I am That, ampliate fino a contenere i centoun dialoghi della presente edizione.
(7) Contenuti in Arunacala-Siva (Bridal Garland of Letters for Arunacala), a cura di T. M. P. Mahadevan, Sankara Vihar, Madras, 1978. Di Mahadevan, illuminato discepolo di Ramana, si veda anche Ten Saints of India, Bharatiya Vidya Bhavan, Bombay, 1961. L'ultima delle dieci biografie di grandi santi dell'India è appunto dedicata a Ramana Maharshi.
(8) Maryla Falk, Il mito psicologico nell'India antica, Memorie della R. Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1939.
(9) Cfr. C.G. Jung. Psicologia e religione, vol. 11 delle Opere, Boringhieri, Torino, 1979, par. 9. sez. II sui Santi indiani, pp. 584 ss.