1
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 89) Più la lotta è grande e faticosa, maggiori sono anche, e più lodevoli, la vittoria e l'onore.
2
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 129) Perciò io dico: se l'uomo si distoglie da se stesso e da tutte le cose create - tanto tu fai questo, tanto sei unito e felice nella scintilla dell'anima, che non tocca mai né il tempo né lo spazio. Questa scintilla rifiuta tutte le creature, e non vuole altro che Dio nella sua nudità, come è in se stesso. Non le bastano né il Padre né il Figlio né lo Spirito santo, e neppure le tre Persone insieme, in quanto ciascuna permane nella sua particolarità. Io dico in verità che a questa luce non basta neppure l'unicità del fecondo seno della natura divina. Voglio dire ancora qualcosa di più, che suonerà ancor più stupefacente: dico nella eterna e sempre permanente verità che a questa luce non basta l'essere divino unico, impassibile, che non dà né riceve: essa vuole sapere da dove questo essere provenga; essa vuole penetrare nel semplice fondo, nel silenzioso deserto, dove mai ha gettato uno sguardo la distinzione, né Padre né Figlio né Spirito santo. Nella interiorità più profonda, dove nessuno è in patria, là trova soddisfazione questa luce, e là essa è in una interiorità più profonda di quanto sia presso se stessa. Infatti questo fondo è un semplice silenzio, immobile in se stesso; da questa immobilità vengono mosse tutte le cose.
3
Vedi Margherita:
(MP, cap. 34) Vi conviene fare qualche cosa, e al meglio che potrete.
4
Vedi Eckhart:
(E5, num. 307) Presso gli uomini, che vedono le cose di fuori, l'atto esteriore viene giudicato buono e migliore di quello interiore, oppure cattivo e peggiore, mentre presso Dio, che scruta il cuore e l'intenzione, al contrario l'atto interiore è di gran lunga più importante, ovvero esso solo è propriamente buono o cattivo.
Vedi Eckhart:
(E6, num. 26) Il merito non consiste nel numero, nella grandezza o durata degli atti, ma soltanto nell'intenzione.
5
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 63) Non si dovrebbe tanto pensare a ciò che si fa, quanto piuttosto a ciò che si è: se si fosse buoni come il nostro modo di essere, le nostre opere risplenderebbero luminose. Se tu sei giusto, anche le tue opere sono giuste. Non pensare che la santità si fondi sulle opere, si deve fondare la santità sull'essere, giacché non sono le opere che ci santificano, siamo noi che dobbiamo santificare le opere. Per quanto sante siano le opere, esse non ci santificano assolutamente in quanto opere, ma, nella misura in cui siamo santi e possediamo l'essere, in questa misura noi santifichiamo le nostre opere - sia ciò mangiare, dormire, vegliare, o che sia -. Quelli che non sono di natura nobile, quali che siano le opere che compiono, esse non valgono niente.
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