81. 3 Dicembre 1971




M.: Da dove vieni?
I.: Sono americano, ma per lo più vivo in Europa. Mi trovo da poco in India. Sono stato in due ashram a Rishikesh, dove ho praticato tecniche del respiro e meditazione.
M.: Per quanto tempo?
I.: Otto giorni in un ashram, sei nell'altro. Non ci stavo bene e ho lasciato. Poi, per tre settimane, sono stato con dei Lama tibetani. Ma erano infarciti di formule e riti.
M.: Nell'insieme, qual è stato il risultato?
I.: Senz'altro un accrescimento di energia. Prima di andare a Rishikesh, avevo digiunato e seguito una dieta all'ospedale di medicina naturale di Pudukkotai nell'India del Sud. Mi ha giovato moltissimo.
M.: Forse l'aumento di energia è dipeso da un miglioramento della salute.
I.: Non saprei. Ma la conseguenza è che cominciarono ad accendermisi come dei fuochi in vari punti del corpo, e presi a udire canti e voci immaginarie.
M.: Adesso che cosa cerchi?
I.: Che cosa cerchiamo tutti? Qualche verità, un pugno di certezze, una felicità genuina. Nelle scuole di autorealizzazione, si parla tanto di consapevolezza che si finisce col credere che sia la stessa realtà ultima. È così? Il corpo è pilotato dal cervello, che è illuminato dalla coscienza, che, a sua volta, è sostenuta dalla consapevolezza; c'è qualcosa, al di là?
M.: Come sai che sei consapevole?
I.: Lo sento. Non posso spiegarlo altrimenti.
M.: Quando tracci il percorso dal cervello alla consapevolezza, attraverso la coscienza, ti accorgi che il senso della dualità persiste. Se vai oltre la consapevolezza, entri nella non-dualità, dove non c'è più acquisto di conoscenza, ma solo l'essere puro, che puoi anche chiamare non-essere, se per "essere" intendi una cosa particolare.
I.: Il vostro puro essere è l'essere universale, il tutto?
M.: "Tutto", "totalità", implicano una somma di particolari. Nel puro essere manca proprio l'idea di particolare.
I.: Che rapporto c'è tra il puro essere e il particolare?
M.: Che rapporto può esserci tra ciò che è e ciò che si limita ad apparire? O tra l'oceano e le sue onde? Il reale fa apparire e sparire l'irreale. La successione di istanti fuggevoli crea l'illusione del tempo, ma la realtà intemporale del puro essere non si muove, perché ogni movimento presuppone uno sfondo immobile; ed è esso stesso quello sfondo. Quando scopri di averlo in te, scopri anche di non aver mai smarrito il puro essere, che non ha di che dividersi o separarsi. Ma se lo cerchi nella coscienza, non lo troverai(1). Non cercarlo da nessuna parte, perché nulla lo contiene. È lui che, al contrario, tutto contiene e manifesta. Simile alla luce del sole che rende tutto visibile, restando invisibile(2).
I.: A che mi serve sapere che la realtà non è nella coscienza? Dove devo cercarla? Come l'afferro?
M.: Semplicissimo. Se ti chiedo qual è il sapore che hai in bocca, non potrai che rispondermi: né dolce né amaro, né acre né acido. Ossia, è ciò che resta, dopo che ognuno di quei sapori è dissolto. Analogamente, quando tutte le reazioni e le distinzioni sono scomparse, rimane la pura realtà.
I.: Capisco di essere prigioniero di un'illusione perpetua, né vedo come potrebbe finire: se no, sarebbe finita già da tempo. Le occasioni che ho avuto in passato sono state esattamente le stesse che mi riserverà il futuro. Ciò che non poté accadere non accade. O, se mai accadesse, non durerebbe. La miserabile condizione in cui ci troviamo dopo milioni di anni di esistenza sulla terra, promette, nella migliore delle ipotesi, l'estinzione finale, o, alla peggio. la minaccia di una ripetizione insensata e senza fine.
M.: Che prove hai che il tuo stato presente sia perpetuo? Com'eri prima di nascere? Come sarai dopo la morte? Che cosa sai del tuo presente, se ignori persino com'eri stamattina prima del risveglio? Da quel poco che sai del tuo stato presente, trai conclusioni per ogni tempo e luogo. Può darsi che sia tutto un sogno, destinato a durare per sempre.
I.: Chiamarlo sogno non cambia la situazione. Senza dubbio, è triste essere pazzi, e pazzesco essere tristi, tuttavia ripeto la domanda: in che cosa potrei ancora sperare che l'eternità alle mie spalle non avesse già largito? E perché il mio futuro dovrebbe essere diverso dal passato?
M.: Nella tua alterazione, proietti un passato e un futuro e li prendi per veri. In realtà, tu conosci solo il presente. Perché non ti ci soffermi, invece d'interrogare un passato e un futuro immaginari? Il tuo presente non ha inizio né fine. Passa in un lampo. Cerca di capire la sua provenienza e la sua mèta. E scoprirai la realtà senza tempo che gli sta dietro.
I.: Perché non l'ho fatto prima?
M.: Come ogni flutto sprofonda nell'oceano, così ogni momento ritorna all'origine. La realizzazione consiste nello scoprire la fonte e dimorarvi.
I.: Chi fa la scoperta?
M.: La mente.
I.: E trova la risposta?
M.: Trova che non ha domande, che le domande non occorrono.
I.: C'è la nascita. C'è la morte. Come appaiono al testimone?
M.: Un bambino nasce; un uomo muore: sono eventi nel tempo.
I.: Il testimone progredisce? La consapevolezza evolve?
M.: Ciò che si vede può cambiare quando è illuminato dalla consapevolezza; ma è l'oggetto che cambia, non la luce. La pianta cresce alla luce del sole, ma il sole no. Sia il corpo che il testimone sono immobili, ma appaiono in movimento quando sono pensati,
I.: Tutto ciò che si muove e muta non è che l'"io sono". Ma c'è davvero bisogno dell'"io sono"?
M.: Chi ne ha bisogno? C'è - al momento -. Ha avuto un principio, finirà.
I.: Che cosa rimane quando cessa?
M.: Ciò che non è soggetto all'andare e venire. È la mente con la sua eterna avidità che inventa le idee di progresso ed evoluzione verso la perfezione. Disturba e teorizza l'ordine, distrugge e cerca la sicurezza.
I.: C'è un progresso nel destino, nel karma?
M.: Il karma è solo una riserva di energie non liberate, di desideri insoddisfatti e paure fraintese, costantemente rifornita di nuovi desideri e paure. Ma può non essere sempre così. Scopri la vera causa della paura - l'estraniamento da te - e dei desideri - la nostalgia per te stesso -, e il tuo karma si dissolverà come un sogno. La vita scorre tra la terra e il cielo. Nulla cambia, solo i corpi crescono e decadono.
I.: Qual è il rapporto tra la persona e il testimone?
M.: Non c'è rapporto perché sono tutt'uno. Non separarli e non cercare i rapporti tra loro.
I.: Se l'osservatore e l'osservato sono tutt'uno, come mai sono due?
M.: Affascinato dai nomi e dalle forme, che sono per natura diversi e molteplici, tu distingui e separi ciò che è uno. Il mondo è pieno di diversità, ma se ti senti estraneo e impaurito, è per un malinteso. Il corpo ha ragione di temere, non tu.
I.: Al fondo dell'essere c'è un'angoscia biologica radicale, un istinto di fuga, che assume molte forme e distorce i pensieri e i sentimenti. Da dove provengono?
M.: È uno stato della mente indotto dall'idea "io-sono-il-corpo". Lo rimuovi instillando l'idea contraria "io-non-sono-il-corpo". Sono false tutt'e due, ma l'una scaccia l'altra. Convinciti che non ci sono idee che siano tue, e che tutte ti arrivano dall'esterno. Devi scandagliare unicamente dentro di te, diventare il tuo oggetto di meditazione. Lo yoga è lo sforzo di capire te stesso. Diventa uno yoghi, dedica la vita a questo compito, medita, indaga, cerca, finché arriverai alla radice dell'errore e alla verità dietro di esso.
I.: Chi medita, la persona o il testimone?
M.: La meditazione è il tentativo deliberato di penetrare in stati più elevati di coscienza per oltrepassarli, l'arte di spostare il fuoco dell'attenzione su livelli sempre più sottili, senza perdere la presa su quelli già sondati. È un po' come tenere sotto controllo la morte. Al livello più basso esamini le circostanze sociali, gli usi e le abitudini; l'ambiente fisico, la posizione del corpo e il respiro; i sensi e le loro percezioni; la mente coi suoi pensieri e sentimenti; fino ad afferrare e a dominare l'intero meccanismo della personalità. Raggiungi lo stadio finale della meditazione, quando il senso di identità va oltre l'"io-sono-questo", oltre l'"io sono", oltre l'"io-sono-il-testimone", oltre perfino l'"esserci", fino a raggiungere il puro essere impersonalmente personale. Ma occorre un vigore straordinario. Non è un'occupazione a tempo limitato. Riduci gli interessi e ciò che fai ai bisogni indispensabili, e concentra ogni energia e tutto il tuo tempo nell'infrangere il muro che la mente ti ha eretto intorno. Credimi, non lo rimpiangerai.
I.: Come faccio a sapere che la mia esperienza è universale?
M.: Alla fine della meditazione conosci tutto direttamente, non occorrono prove. Come ogni goccia ha il sapore dell'oceano, così ogni momento ha il gusto dell'eternità. Le definizioni e le descrizioni incentivano la ricerca, ma devi oltrepassarle per cogliere ciò che è indefinibile e indescrivibile se non in termini negativi.
Dopotutto anche "universalità" ed "eternità" sono solo concetti, che indicano ciò che non dipende dallo spazio e dal tempo. La realtà non è un concetto, né lo è la sua manifestazione. Occupati della tua mente, rimuovine le distorsioni e le impurità. Quando avrai gustato il tuo vero essere, lo incontrerai dappertutto e in ogni momento. Per questo è così importante raggiungerlo. Una volta conosciuto, non lo perderai più. Ma devi darti un'opportunità con la meditazione intensa, indefessa.
I.: In concreto, che devo fare?
M.: Concèntrati con la mente e il cuore sull'"io sono", chiediti chi è, com'è, qual è la sua origine, la sua fonte di energia e significato. È molto simile allo scavo di un pozzo. Elimini tutto ciò che non è acqua finché raggiungi la polla.
I.: Come farò a capire che mi muovo nella direzione giusta?
M.: La tua dedizione aumenterà, così come la chiarezza e la fermezza nello scopo.
I.: Per noi europei è molto difficile essere quieti. Il mondo ci opprime.
M.: Oh, no, anche voi sognate. Siamo diversi solo nel contenuto dei sogni. Voi inseguite la perfezione: nel futuro. Noi la vogliamo ora. Solo ciò che è limitato è perfettibile. L'illimitato è già perfetto. Siete perfetti, ma non lo sapete. Imparate a conoscervi e scoprirete meraviglie.
Ciò che vi occorre, è già dentro di voi, solo dovete accostarlo con rispetto e amore. L'odio di sé e l'autodistruzione sono errori pesanti. La vostra fuga costante dal dolore e la ricerca del piacere, sono il segno dell'amore che portate a voi stessi. Tutto ciò cui vi esorto è: rendete l'amore per voi stessi perfetto. Non negatevi nulla: largitevi l'infinito e l'eterno, e scoprirete che non vi servono: voi siete oltre.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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