60. 5 Giugno 1971




I.: Tutto ciò che vedete sarebbe voi stesso. Ma ammettete anche di vedere il mondo come noi. Ecco il giornale di oggi con tutti gli orrori che accadono. Se il mondo è voi, come spiegate questa cattiva condotta?
M.: Quale mondo hai in mente?
I.: Il mondo comune in cui viviamo.
M.: Sei sicuro che viviamo nello stesso mondo? Non dico la natura, il mare e la terra, le piante e gli animali. Il problema non sono loro, né lo spazio sconfinato, il tempo infinito o l'energia. Non lasciarti confondere dal fatto che io mangi e fumi, legga e parli. La mia mente, la mia vita non sono qui. Il tuo mondo fatto di desideri e appagamenti, paure e fughe, sicuramente non è il mio. E se lo percepisco, è solo attraverso ciò che me ne dici. È il tuo mondo privato di sogno, e la mia unica reazione è di chiederti di smettere di sognare.
I.: Certamente le guerre e le rivoluzioni non sono sogni. Le madri malate e i bambini affamati nemmeno. Le ricchezze mal guadagnate e male impiegate neppure.
M.: E che altro?
I.: Un sogno non può essere condiviso.
M.: Nemmeno lo stato di veglia. Tutti e tre gli stati (veglia, sogno e sonno profondo) sono soggettivi, personali, intimi. Accadono a quella bollicina nella coscienza chiamata "io", che li contiene. Il mondo reale sta oltre il sé.
I.: Sé o no, i fatti sono fatti.
M.: Certo che i fatti sono reali! Ci sto immerso. Ma tu vivi con le fantasticherie, non coi fatti. I fatti non cozzano tra loro, mentre la tua vita e il tuo mondo sono pieni di contraddizioni. La contraddizione è il marchio del falso. Il reale non si contraddice mai(1).
Per esempio, lamenti che la gente sia spaventosamente povera. Eppure non dividi tutti i tuoi beni con loro. Badi alla guerra che scoppia vicino a te, ma difficilmente ci pensi quando avviene lontano. Le alterne fortune del tuo "io" determinano i tuoi valori; "io penso", "io voglio", "io devo", sono trasformati in assoluti.
I.: Però il male esiste.
M.: Non è più reale di te. Il male sta nell'approccio sbagliato ai problemi creati dall'incomprensione e dall'abuso. È un circolo vizioso.
I.: Si può spezzare?
M.: Un cerchio falso non ha bisogno di essere spezzato. Basta vederlo per quello che è: irreale.
I.: È abbastanza reale da infliggerci oltraggi e atrocità.
M.: La follia è universale. La sanità è rara. Tuttavia c'è speranza, perché non appena percepiamo la nostra follia siamo sulla via della salute. Questa è la funzione del maestro: mostrarci la follia della nostra vita quotidiana. La vita ti fa cosciente ma il maestro ti rende consapevole.
I.: Non siete né il primo né l'ultimo; sin dai tempi più antichi, ci sono stati uomini che hanno improvvisamente rivelato la realtà. Eppure quanto poco ciò ha influito sulle nostre vite! I Rama e i Krishna, i Buddha, il Cristo sono venuti e andati, e noi restiamo come siamo, a dibatterci nelle lacrime, nel sangue e nel sudore. Che cosa hanno fatto i grandi uomini delle cui vite siamo stati spettatori? Che cosa avete fatto voi per alleviare la schiavitù del mondo?
M.: Tu solo puoi disfare il male che hai creato. Alla sua radice è il tuo ostinato egoismo(2). Metti prima in ordine la tua casa e vedrai che l'opera è fatta.
I.: Gli uomini saggi e amorevoli che ci hanno preceduto, si sono realizzati a un prezzo quasi sempre tremendo. Qual è stato il risultato? Una stella cadente, per quanto fulgida, non fa la notte meno scura.
M.: Per giudicare quegli uomini e ciò che hanno fatto, dovresti diventare uno di loro. Una rana in un pozzo non sa nulla degli uccelli del cielo.
I.: Volete dire che tra il bene e il male non c'è barriera?
M.: Non c'è, perché non ci sono il bene e il male. In ogni situazione concreta c'è soltanto il necessario e il superfluo. Ciò che è utile è giusto; e ciò che non lo è, sbagliato.
I.: Chi lo decide?
M.: La situazione. Ogni situazione è una sfida che esige la giusta risposta. Quando la risposta è giusta, la sfida è vinta e il problema cessa. Se la risposta è sbagliata, la sfida non è vinta e il problema rimane insoluto. I problemi irrisolti: ecco ciò che costituisce il tuo karma. Risolvili nella maniera giusta e sii libero.
I.: Sembra che mi riportiate sempre a me stesso. Non c'è una soluzione oggettiva ai problemi del mondo?
M.: I problemi del mondo sono stati creati da innumerevoli persone come te, assediate dai loro desideri e dalle paure. Chi, se non te stesso, può liberarti del tuo passato, personale e sociale, se tu per primo non vedi l'urgenza di sottrarti ai desideri nati dall'illusione? Come puoi veramente aiutare finché hai bisogno tu stesso d'aiuto?
I.: In che modo aiutarono, gli antichi saggi? In che modo aiutate, voi? Senza dubbio qualcuno ne trae profitto; la vostra guida e il vostro esempio possono giovare. Ma in che modo influite sull'umanità, sulla totalità della vita e della coscienza? Dite di essere il mondo e che il mondo è voi; che effetto esercitate su di esso?
M.: Che tipo di effetto ti aspetti?
I.: L'uomo è stupido, egoista, crudele.
M.: Ma anche saggio, affettuoso e gentile.
I.: Perché la bontà non prevale?
M.: Prevale sì - in me -. Nel mio mondo anche ciò che chiami male è al servizio del bene, e quindi necessario. È come i foruncoli e le febbri che purificano il corpo dalle impurità. La malattia è dolorosa, anche pericolosa; ma se è trattata correttamente, risana(3).
I.: Oppure uccide.
M.: In certi casi la morte è la cura migliore. Una vita può essere peggiore della morte, che solo di rado è un'esperienza spiacevole, nonostante le apparenze. Quindi abbi pena del vivo, mai del morto. Questo problema delle cose buone o malvage in sé, nel mio mondo non esiste. L'utile è bene e l'inutile è male. Nel tuo mondo il piacevole è bene e il doloroso è male.
I.: Che cosa occorre fare?
M.: Crescere, e superare la crescita precedente. E poi lasciarsi alle spalle il bene per amore del meglio.
I.: Per quale fine?
M.: La fine è nel principio, si finisce dove s'incomincia: nell'assoluto.
I.: Perché allora tutti questi guai? Per tornare da dove sono partito?
M.: Guai di chi? Quali guai? Ti fa forse pena il seme che deve crescere e moltiplicarsi fino a diventare una foresta? Uccidi un bambino per risparmiargli la noia di vivere? Che cosa c'è di male nella vita, sempre più vita? Rimuovi gli ostacoli alla crescita, e tutti i tuoi problemi personali, sociali, economici e politici si dissolveranno. L'universo è perfetto proprio come un tutto, e lo sforzo della parte verso la perfezione è un cammino di gioia. Sacrifica volontariamente l'imperfetto al perfetto, e non ci saranno più chiacchiere sul bene e sul male.
I.: Tuttavia temiamo il meglio e ci attacchiamo al peggio.
M.: Questa è la nostra stupidità che rasenta la follia.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

Home