47. 23 Marzo 1971




I.: Nella ricerca dell'essenziale, presto ci si accorge della propria inadeguatezza e della necessità di un maestro. Ciò implica una certa disciplina, perché si presume che ci si affidi alla sua guida e se ne seguano le istruzioni. Tuttavia, le urgenze e le pressioni sociali sono così forti, i desideri e i timori personali così assillanti, che la semplicità della mente e della volontà, essenziali nell'obbedienza, sono assenti. Come trovare un equilibrio tra il bisogno di un maestro e la difficoltà implicita di obbedirgli?
M.: Ciò che si fa sotto la pressione della società e delle circostanze non conta molto perché è per lo più meccanico, una mera reazione agli urti. Basta osservarsi con oggettività per distanziarsi completamente dagli eventi. Ciò che è stato fatto alla cieca, senza badare, può aggiungersi al proprio destino (karma), altrimenti conta ben poco. Il maestro esige una sola cosa: chiarezza e intensità nello scopo, e responsabilità per se stessi. È proprio la realtà del mondo che va messa in questione. Chi è il maestro alla fin fine? Colui che conosce lo stato in cui non c'è né il mondo né il pensiero del mondo, è il vero, il Supremo Maestro. Trovarlo, significa raggiungere la condizione in cui l'immaginario non è più scambiato per reale(1). "Maestro" non è che la designazione equivalente di realtà, verità, di ciò che è. Il maestro è il massimo realista. Non viene né mai verrà a patti con la mente e le sue illusioni. Viene da te, e ti conduce al reale: non attenderti che faccia altro. Il maestro che hai in mente, che ti informa e istruisce, non è quello vero; ma lo è colui che conosce la realtà al di là delle attrattive dell'apparenza. Per lui le tue domande sull'obbedienza e la disciplina sono prive di senso, perché ai suoi occhi la persona per cui ti prendi non esiste. Le tue domande riguardano una persona inesistente. Ciò che esiste per te, non esiste per lui. Ciò che tu dai per scontato, lui nega recisamente. Vuole che tu ti veda come sei realmente. In quel caso, non dovrai obbedire ad alcun maestro, perché obbedirai e seguirai la tua realtà. Convinciti che qualsiasi cosa pensi di essere, non è che uno sciame di eventi; che mentre tutto accade, va e viene, tu solo sei, immutabile in mezzo al mutante, auto-evidente in mezzo al dedotto. Separa l'osservato dall'osservatore, e abbandona le false identificazioni.
I.: Per trovare la verità, si dovrebbe abbandonare tutto ciò che s'incontra per via. D'altra parte, il bisogno di sopravvivere in una data società, ci costringe a fare e a far durare molte cose. Bisogna abbandonare la propria professione e posizione sociale per trovare la realtà?
M.: Fa' il tuo lavoro normalmente. Appena hai un momento libero, guarda dentro. Ciò che conta è non perdere l'occasione quando si presenta. Se sei serio, userai il tempo libero in modo pieno. Basterà.
I.: In una vita già creativa, c'è uno scopo a cercare l'essenziale, trascurando l'inessenziale? Io, ad esempio, adoro dipingere. Mi farà bene se dedico le ore libere alla pittura?
M.: Qualunque cosa tu possa fare, osserva la tua mente. Dovrai avere dei momenti di pace completa e di quiete interiore, quando la mente è ferma. Se perdi quello, perdi tutto. Se non lo fai, il silenzio della mente si dissolverà, e assorbirà tutto il resto. La tua difficoltà sta nel tuo desiderare la realtà, e averne paura allo stesso tempo. Ne hai paura perché non la conosci. Le cose familiari sono note, e ti rassicurano. L'ignoto è incerto, perciò è pericoloso. Ma conoscere la realtà è essere in armonia con essa. E in armonia non c'è posto per la paura.
Un bambino conosce il suo corpo, ma non le distinzioni basate sul corpo. È semplicemente consapevole e felice. Dopotutto, quello era lo scopo per cui è nato. Il piacere di essere la forma più semplice di amore per sé, che in seguito cresce e diventa amore del Sé! Sii come un fanciullo(2) senza che nulla si frapponga tra il corpo e te stesso. Il rumore costante della vita psichica è assente. Nel silenzio profondo, il sé contempla il corpo. È come il foglio bianco su cui niente è stato ancora scritto. Sii come un fanciullo; invece di cercare di essere questo o quello, sii felice di essere. Sarai un testimone pienamente consapevole del campo della coscienza. Ma non dovrebbero esserci sentimenti e idee che si frappongono fra te e il mondo.
I.: Essere paghi di essere, e basta, si direbbe il modo più egoistico di passare il tempo.
M.: Però ben degno, direi! Sii pure un grande egoista, rinunciando a tutto tranne che al Sé. Quando ami te stesso e nient'altro, vai oltre l'egoismo e il non-egoismo. Tutte le distinzioni perdono significato. L'amore per il singolo e l'amore per il tutto si fondono in amore puro e semplice(3). Scendi, scava in quell'amore sempre di più, esamina te stesso, ama l'indagine, e risolverai non solo i tuoi problemi ma anche quelli dell'umanità(4). Saprai ciò che va fatto. Non porre domande superficiali, àpplicati ai fondamenti, alle radici del tuo essere.
I.: C'è un modo per accelerare la mia autorealizzazione?
M.: Certo che c'è.
I.: Chi la agevolerà? Voi?
M.: Né tu né io. Semplicemente accadrà.
I.: Il fatto che sia qui, lo dimostra. Questa accelerazione è forse dovuta a una santa compagnia? Quando andai via la volta scorsa, avevo sperato di tornare. Ed è successo. Ora sono disperato, perché dovrò presto ritornare in Inghilterra.
M.: Sei come un bambino appena nato. Prima di nascere, era lì, ma senza coscienza di essere. Con la nascita un mondo è sorto in lui, e con esso la coscienza di essere. Tu ora hai solo da crescere in consapevolezza. Il bambino è il re del mondo: via via che cresce, si impossessa del suo regno. Se durante l'infanzia fosse caduto seriamente ammalato, e un medico l'avesse guarito, deve forse il suo regno al medico? Vi sono indubbiamente tanti altri fattori, a parte il medico, e tutti hanno contribuito. Ma quello cruciale, fu il fatto di essere nato figlio di re. Analogamente, il maestro aiuta, ma la cosa che più giova è la realtà che si ha dentro. Si affermerà da sé. Venir qui ti ha aiutato in modo determinante. Ma ciò che conta è il tuo essere(5). La tua serietà lo dimostra.
I.: II fatto che segua una vocazione, sconfessa la mia serietà?
M.: Te l'ho già detto. Purché ti riservi ampi spazi di pace, puoi fare il pittore tranquillamente. Quei momenti di quiete interiore polverizzeranno ogni ostacolo. Non dubitare della loro efficacia. Tenta.
I.: Ma ho tentato!
M.: Mai con fiducia e fermezza. Altrimenti non faresti queste domande. Se domandi, è perché non sei sicuro di te. E non lo sei, perché non hai mai fatto attenzione a te, ma solo alle tue esperienze. Sii con te stesso, àmati e interèssati al di là di ogni esperienza, l'ultima sicurezza sta solo nella conoscenza di sé. Sii onesto con te stesso, e niente ti tradirà. Virtù e poteri sono tanti gettoni con cui giocano i bambini. Sono utili nel mondo, ma non te ne allontanano. Per oltrepassarti, ti occorre una immobilità vigilante, una quieta attenzione.
I.: Che ne è allora del corpo fisico?
M.: Finché ha salute, vivi di esso.
I.: Questa interna immobilità, non modifica la salute?
M.: Il corpo è cibo trasformato. Quale il tuo cibo, materiale e sottile, tale la salute.
I.: Che ne è dell'istinto sessuale? Come lo si controlla?
M.: Il sesso è un'abitudine acquisita. Finché ti concentri sul corpo, resterai nelle panie del cibo e del sesso, della paura e della morte. Trova te stesso e sii libero.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione

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