Introduzione
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Mistica e cristianesimo

Spesso, nel leggere testi di autori occidentali esponenti della mistica speculativa e considerati eretici dalla Chiesa cattolica, si nota negli studiosi contemporanei un duplice sforzo volto a:

  1. cercare di giustificare in senso almeno 'cristiano', se non 'cattolico', i testi dell'autore incriminato

  2. sottolineare le incredibili consonanze di temi tra autori or ora 'dimostrati' cristiani e autori che sicuramente tali non sono ma, nel contempo, andare a scovare nel cristianesimo elementi di preminenza che, soli, possano giustificare lo slancio mistico dell'autore occidentale che, ad un esame più attento, risulterà essere collocabile nel solo cristianesimo.

Senza ovviamente volermi confrontare con tali insigni studiosi, che hanno dalla loro una primogenitura in Hegel che basterebbe a coprire di ridicolo qualsiasi mio tentativo in questo senso, vorrei però affrontare il problema in modo differente, e precisamente ragionare come segue, relativamente ai punti sopra citati:

  1. in fondo, questi autori sono considerati eretici dalla Chiesa cattolica, ed è la voce di questa Chiesa che deve essere sentita per giudicare l'ortodossia o meno di tali autori

  2. le differenze riscontrate determinano sì una supremazia del cristianesimo, ma solo finché si parla di questi temi. Intendo dire che l'esperienza mistica espressa da esponenti di altre religioni manca effettivamente di alcuni concetti a disposizione dei mistici cristiani, ma questo non determina alcuna supremazia effettiva. In questo senso è possibilissimo (anche se stupido e inutile) 'pensare' Eckhart fuori dal cristianesimo.

Ora segue una brevissima discussione circa questi punti.

Eresia od ortodossia

È difficile che la Chiesa riapra il processo a Eckhart o a Margherita, e non credo che l'aver pubblicato il testo di quest'ultima anche presso una casa editrice cattolica (San Paolo, 1994, nella collana I classici del pensiero cristiano) equivalga ad una sua riabilitazione. Quindi considererò il caso di un autore contemporaneo, il cui pensiero è stato condannato dalla Chiesa nel 1998, facendo osservare come i punti condannati siano in effetti gli stessi che tratta Eckhart, che viene in questo modo ad essere condannato una seconda volta, per così dire 'a ritroso' nel tempo.

Il 'caso' De Mello

Padre Anthony De Mello, gesuita nato nel 1931 a Bombay e morto nel 1987 a New York, è divenuto famosissimo nel 1990 col bestseller mondiale Awareness (Consapevolezza), edito in Italia nel 1995 dalle Edizioni Piemme col titolo Messaggio per un'aquila che si crede un pollo. Precedentemente padre De Mello era noto in ambiente cattolico sia per i molti libri dove coniugava la rivelazione cristiana con la sapienza orientale (tra gli altri Sadhana e Un minuto di saggezza, Edizioni Paoline) sia per i corsi rivolti a gruppi di formatori e guide spirituali. Il citato Messaggio è in effetti una raccolta di pensieri compilata da suoi discepoli, dopo la morte dell'autore. Non per questo si debbono ritenere tali riflessioni estranee allo spirito di De Mello, e verranno qui considerate del tutto autentiche.
A causa dell'enorme diffusione avuta dal Messaggio e da altri scritti di De Mello, la Chiesa è intervenuta il 24 giugno 1998 con una Notificazione della Congregazione per la dottrina della fede. Qui di seguito vengono ripresi praticamente tutti i punti condannati nella Notificazione e vengono fatti seguire da brevi frasi di Eckhart:

  • ALLA RIVELAZIONE, AVVENUTA IN CRISTO, EGLI [De Mello] SOSTITUISCE UNA INTUIZIONE DI DIO SENZA FORMA NÉ IMMAGINI, FINO A PARLARE DI DIO COME DI UN PURO VUOTO.
    Eckhart (E1 a pag. 258) Devi amarlo [Dio] in quanto è un non-Dio, un non-Spirito, una non-Persona, una non-immagine, o, per meglio dire: in quanto è un puro, limpido, chiaro Uno, separato da ogni dualità. E in questo Uno dobbiamo eternamente sprofondare dal qualcosa al nulla.

  • PER VEDERE DIO NON C'È CHE DA GUARDARE DIRETTAMENTE IL MONDO.
    Eckhart (E1 a pag. 80) Dio si forma, dove tutte le creature esprimono Dio: là si forma "Dio".

  • NULLA SI PUÒ DIRE SU DIO, L'UNICA CONOSCENZA È LA NON CONOSCENZA. PORRE LA QUESTIONE DELLA SUA ESISTENZA, È GIÀ UN NONSENSO.
    Eckhart (E1 a pag. 57) E se non è né bontà, né essere, né verità, né Uno, che cosa è dunque? È il nulla, né questo né quello. Se tu pensi ancora che è qualcosa, non è quello.

  • QUESTO APOFATISMO RADICALE PORTA ANCHE A NEGARE CHE NELLA BIBBIA CI SIANO DELLE AFFERMAZIONI VALIDE SU DIO. LE PAROLE DELLA SCRITTURA SONO DELLE INDICAZIONI CHE DOVREBBERO SERVIRE SOLO PER APPRODARE AL SILENZIO.
    Eckhart (E2 a pag. 251) Ciò che si dice di Dio non è vero, e ciò che non si dice di lui, è vero.

  • LE RELIGIONI, INCLUSA QUELLA CRISTIANA, SONO UNO DEI PRINCIPALI OSTACOLI ALLA SCOPERTA DELLA VERITÀ.
    Eckhart (E1 a pag. 133) Perciò preghiamo Dio di diventare liberi da Dio.

  • "DIO" VIENE CONSIDERATO COME UNA REALTÀ COSMICA, VAGA E ONNIPRESENTE. IL SUO CARATTERE PERSONALE VIENE IGNORATO E IN PRATICA NEGATO.
    Eckhart (E1 a pag. 128) Ho parlato a volte di una luce che è nell'anima, increata e increabile [...] Questa scintilla rifiuta tutte le creature, e non vuole altro che Dio nella sua nudità, come è in se stesso. Non le bastano né il Padre né il Figlio né lo Spirito santo, e neppure le tre Persone insieme, in quanto ciascuna permane nella sua particolarità [...] essa vuole penetrare nel semplice fondo, nel silenzioso deserto, dove mai ha gettato uno sguardo la distinzione, né Padre né Figlio né Spirito santo [...] questo fondo è un semplice silenzio, immobile in se stesso; da questa immobilità vengono mosse tutte le cose.

  • DE MELLO MOSTRA APPREZZAMENTO PER GESÙ, DEL QUALE SI DICHIARA "DISCEPOLO". MA LO CONSIDERA COME UN MAESTRO ACCANTO AGLI ALTRI.
    Eckhart (E3 a pag. 12) [Eraclito è] uno dei nostri maestri più antichi, che trovò la verità tanto tempo prima della nascita di Dio, prima ancora che sorgesse la fede cristiana quale essa è ora.

  • L'UNICA DIFFERENZA CON GLI ALTRI UOMINI È CHE GESÙ ERA "SVEGLIO" E PIENAMENTE LIBERO, MENTRE GLI ALTRI NO.
    Eckhart (E1 a pag. 63) Nell'uomo giusto si compie tutto quello che la sacra Scrittura e i profeti hanno detto [di Cristo].

  • [GESÙ] NON VIENE RICONOSCIUTO COME IL FIGLIO DI DIO, MA SEMPLICEMENTE COME COLUI CHE CI INSEGNA CHE TUTTI GLI UOMINI SONO FIGLI DI DIO.
    Eckhart (E1 a pag. 104) La gente si immagina che Dio sia diventato uomo solo laggiù. Non è così, perché Dio è diventato uomo altrettanto qui quanto là, ed è diventato uomo per poterti generare come suo Figlio unigenito, e niente di meno.

  • ANCHE LE AFFERMAZIONI SUL DESTINO DEFINITIVO DELL'UOMO DESTANO PERPLESSITÀ. IN QUALCHE MOMENTO SI PARLA DI UNO "SCIOGLIMENTO" NEL DIO IMPERSONALE, COME IL SALE NELL'ACQUA.
    Eckhart (E2 a pag. 227) Quando un ramo spunta da un albero, esso porta il nome e l'essenza dell'albero [...] Io dico proprio lo stesso per l'immagine dell'anima. Ciò che esce è identico a ciò che rimane all'interno e ciò che resta all'interno è identico a ciò che esce.

  • IN DIVERSE OCCASIONI SI DICHIARA IRRILEVANTE ANCHE LA QUESTIONE DEL DESTINO DOPO LA MORTE. DEVE INTERESSARE SOLTANTO LA VITA PRESENTE.
    Eckhart (E1 a pag. 137) Perciò io sono non nato, e, secondo il modo del mio non esser nato, non posso mai morire. Secondo il modo del mio non esser nato, io sono stato in eterno, e sono ora, e rimarrò in eterno. Cosa invece sono secondo il mio esser nato, dovrà morire ed essere annientato, perché è mortale, e perciò deve corrompersi col tempo.

  • QUANTO A QUESTA, DAL MOMENTO CHE IL MALE È SOLO IGNORANZA, NON CI SONO REGOLE OGGETTIVE DI MORALITÀ. BENE E MALE SONO SOLTANTO VALUTAZIONI MENTALI IMPOSTE ALLA REALTÀ.
    Eckhart (E1 a pag. 228) Vuoi sapere se è nato il tuo bambino, ovvero se tu sei stato fatto figlio di Dio? Finché hai dolore nel tuo cuore per qualche cosa, fosse anche per il peccato, il tuo bambino non è nato [...] Se il bambino è nato in me il mio cuore non si commuoverebbe neppure vedendo uccidere davanti ai miei occhi mio padre e tutti i miei amici.

  • COERENTEMENTE CON QUANTO ESPOSTO FINORA, SI PUÒ COMPRENDERE COME SECONDO LA LOGICA DELL'AUTORE QUALSIASI CREDO O PROFESSIONE DI FEDE SIA IN DIO CHE IN CRISTO NON PUÒ CHE IMPEDIRE L'ACCESSO PERSONALE ALLA VERITÀ.
    Eckhart (E2 a pag. 159) Molti mi dicono spesso: Pregate per me! Io penso allora: perché voi uscite? perché non rimanete in voi stessi, e non possedete in voi stessi il vostro bene proprio? Voi portate tutta la verità essenzialmente in voi.
Quanto precede mi sembra testimoni bene il fatto che la Chiesa, oggi, tornerebbe a condannare l'antico domenicano, insieme al moderno gesuita.

Preminenza del cristianesimo

In questa sede vorrei solo spendere due parole sul punto fondamentale che sancirebbe la preminenza del cristianesimo su tutte le altre religioni - e di conseguenza l'impossibilità di immaginare i mistici (ed eretici) occidentali al di fuori di esso.

Religione dello Spirito

Partendo dal fatto - innegabile - che il cristianesimo è l'unica religione trinitaria, in quanto in nessun altra religione è definito in modo analogo a quello cristiano lo Spirito, si identifica l'esperienza mistica nata nel cristianesimo come esperienza dello Spirito nella vita trinitaria, intendendo con questo una sorta di 'movimento' d'amore tra l'Uno e le creature. 'Trinità' dunque in questo senso: Spirito/amore tra Dio Padre e la Sua Incarnazione, il Figlio unigenito che noi tutti siamo. Non è possibile sminuire la bellezza di una simile immagine, ma è ben possibile arricchirla con parole prese da mistici appartenenti ad altre religioni. Ad esempio Maharaj, certamente non cristiano, pur non usando - ovviamente - il lessico di Eckhart o di Margherita, la esprime come solo chi ha vissuto la loro stessa esperienza può:

  • Maharaj (I1 a pag. 67) Nel cercare, scopri che non sei né il corpo né la mente, ma l'amore del sé in te, per il sé che è nel tutto. I due sono uno. La coscienza in te e in me, apparentemente separate, in realtà sono identiche: cercano l'unità e questo è amore ... l'amore stesso è l'amante e l'amato.

  • Maharaj (I1 a pag. 196) Nel sogno ami certuni, e altri no. Al risveglio scopri che tu sei l'amore, che tutto abbraccia. L'amore personale, anche quando è vero e intenso, invariabilmente vincola: l'amore nella libertà è amore per tutto ... Quando tu stesso diventi amore, sei oltre il tempo e le quantità. Amando uno, ami tutti, e in tutti ami ciascuno. Uno e tutti non si escludono.

  • Maharaj (I2 a pag. 45) Ci saranno il matrimonio, i bambini, guadagnerai denaro per mantenere la famiglia; tutto ciò seguirà il corso naturale degli eventi, perché il destino si deve svolgere; attraverserai queste cose senza resistenza, affrontando i compiti man mano che vengono, attento e sollecito nelle piccole e nelle grandi cose. Ma l'atteggiamento generale sarà di distacco amorevole, di enorme buona volontà senz'attesa di compenso, di offerta senza domanda. Nel matrimonio non sei né il marito né la moglie, ma l'amore tra i due. Sei la luce e la gentilezza che rende ogni cosa ordinata e felice. Può sembrarti vago; ma se ci pensi, troverai che la dimensione mistica è la più pratica, perché rende la tua vita creativamente felice.

Inoltre, a sostegno della tesi per cui i concetti trinitari sono in effetti mere parole, leggiamo cosa scrive Eckhart a questo proposito:

  • Eckhart (E1 a pag. 129) Ho parlato a volte di una luce che è nell'anima, increata ed increabile [...] Dico nella eterna e sempre permanente verità che a questa luce non basta l'essere divino unico, impassibile, che non dà né riceve: essa vuole sapere da dove questo essere provenga; essa vuole penetrare nel semplice fondo, nel silenzioso deserto, dove mai ha gettato uno sguardo la distinzione, né Padre né Figlio né Spirito santo. Nella interiorità più profonda, dove nessuno è in patria, là trova soddisfazione questa luce.

  • Eckhart (E1 a pag. 258) Se ami Dio in quanto Dio, in quanto Spirito, in quanto Persona o in quanto immagine - tutto questo deve sparire. - Come dunque devo amarlo? - Devi amarlo in quanto è un non-Dio, un non-Spirito, una non-Persona, una non-immagine, o, per meglio dire: in quanto è un puro, limpido, chiaro Uno, separato da ogni dualità. E in questo Uno dobbiamo eternamente sprofondare dal qualcosa al nulla.

In definitiva, non mi pare giustificato considerare il cristianesimo 'superiore' ad altre religioni solo perché ha sviluppato concetti migliori per definire l'esperienza dello Spirito. Parimenti mi sembrerebbe assurdo considerare 'superiore' l'induismo solo perché ha sviluppato concetti assai più sottili di quelli cristiani per quanto riguarda le cose ultime.

Conclusione

Lungi dal voler trovare 'differenze' tra i grandi di tutte le religioni, mi piace qui seguire Margherita, quando si dice appartenente a Santa Chiesa la grande, che accoglie tutti gli spiriti liberi, piuttosto che a Santa Chiesa la piccola, comunità che si vuole fondata da Gesù Cristo e che continua a ritenere eretico uno spirito veramente libero; tanto libero da poter fiorire anche in una Chiesa che lo osteggia.



Con unica non si intende ovviamente dire che altre religioni non conoscano forme trinitarie di dei. Anzi, sono moltissime le religioni con tali forme, dalle tante trinità dell'antico Egitto all'induismo con la Trimurti composta da Brahma-Visnu-Shiva all'antica trinità ellenica Urano, Gaia ed Eros. Ma nulla effettivamente è tanto ricco come il concetto di Spirito proprio del cristianesimo. Vedi la pagina dedicata ad Hegel.
Non è questa la sede per approfondire questo interessante tema. In due parole, mi sembra una contraddizione insanabile quella in cui è finito il cristianesimo nel cercare di conciliare un Dio infinitamente misericordioso con la mostruosa idea di un inferno eterno. Come può una colpa umana, e quindi per ciò stesso finita, meritare una punizione eterna? L'incredibile sottigliezza del teologo, che si trova a difendere l'inferno proponendolo come ultima espressione della libertà umana, lascia comunque di fronte a un Dio che ritiene la libertà di suo figlio (libertà che Lui dovrebbe sapere essere stata malamente impiegata) più importante della salvezza di questo figlio. Continuo a ritenere questo Dio un mostro inventato dagli uomini.
Più giusto mi pare l'approccio induista che, pur lasciando libero l'uomo di errare, non nega la salvezza a nessuno:
Maharaj (I2 a pag. 85) Nel corso del tempo tutto accade e tutto passa, ma nemmeno un'anima andrà perduta.
Vera buona novella, questa.
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 100) Finché l'anima percepisce qualche differenza, non è come deve essere.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 138) Non parlo mai di differenze. Per me non ce ne sono. Altrimenti, mostramele tu. Ma se mi capisci, non parlerai più di differenze.
A questo proposito vorrei citare due righe di De Mello che, in Alle sorgenti, Edizioni Paoline, 1988, a pag. 134 afferma: "Guardo il Salvatore sulla Croce che simboleggia, con il suo corpo spezzato e la sua missione fallita, il dramma della vita" (corsivo mio).
Sul fatto che Gesù non avesse avuto alcuna intenzione di fondare chiese, si può vedere il capitolo 8 del recente (ed in verità troppo polemico!) Verità e menzogne della Chiesa cattolica, di Pepe Rodríguez, 1998, Editori Riuniti.