Nisargadatta Maharaj
Seleziona:

65. 7 Agosto 1971




I.: Non mi sento bene. Sono fiacco. Che devo fare?
M.: Chi non si sente bene, tu o il corpo?
I.: Il corpo, naturalmente.
M.: Ieri stavi bene. Che cosa stava bene?
I.: Il corpo.
M.: Eri contento quando il corpo stava bene e ora che il corpo è indisposto sei triste. Chi è contento un giorno e triste il giorno dopo?
I.: La mente.
M.: E chi è il conoscitore della mente variabile?
I.: Sempre la mente.
M.: La mente è il conoscitore. Chi conosce il conoscitore?
I.: II conoscitore non conosce se stesso?
M.: La mente è discontinua. Si svuota a intermittenza, come nel sonno, nel deliquio o nei momenti di distrazione. Dev'esserci qualcosa di continuo per registrare la discontinuità.
I.: La mente ricorda. Ciò implica una continuità.
M.: La memoria è sempre parziale, non attendibile, evanescente. Non basta a spiegare il forte senso d'identità della coscienza: l'"io sono". Cerca piuttosto alla sua radice.
I.: Per quanto scavi in profondità, trovo solo la mente. Quando dite: "al di là della mente", non vi seguo più.
M.: Finché osservi con la mente non puoi oltrepassarla. Per andare oltre, devi distogliere lo sguardo dalla mente e dai suoi contenuti.
I.: In che direzione devo guardare?
M.: Tutte le direzioni sono nella mente. Non ti chiedo di guardare in una direzione particolare. Semplicemente distrai lo sguardo da tutto ciò che accade nella mente e puntalo sull'"io sono". L'"io sono" non è una direzione. È la negazione di tutte le direzioni. Infine anche l'"io sono" svanirà, perché non occorre ribadire ciò che è ovvio. Puntare la mente sull'"io sono" l'aiuta a distogliersi dal resto.
I.: Dove mi porta tutto ciò?
M.: Distolta dalle sue apprensioni, la mente diventa quieta. Se non disturbi quella quiete e ci stai dentro, scopri che è pervasa da una luce e un amore che non hai mai conosciuto: e tuttavia riconosci all'istante che sono la tua vera natura(1). Quando avrai attraversato un'esperienza del genere, non sarai mai più lo stesso; la mente indisciplinata può ribellarsi alla propria quiete e cancellare le sue immagini riflesse; ma è costretta a capitolare per tanto che regga allo sforzo; fino al giorno in cui i lacci sono spezzati, le illusioni e gli attaccamenti cadono e la vita si concentra totalmente nel presente.
I.: Qual è la differenza?
M.: La mente non è più. C'è solo amore in azione.
I.: In che modo riconoscerò questo stato quando l'avrò raggiunto?
M.: Non avrai paura.
I.: E come posso essere impavido, in un mondo di misteri e minacce?
M.: Il tuo stesso piccolo corpo è misterioso e pericoloso; eppure non lo temi, perché lo consideri tuo. Quello che ancora non sai è che l'intero universo è il tuo corpo e perciò non devi temerlo. Puoi dire di avere due corpi: quello personale e quello universale. Il primo va e viene, il secondo è sempre con te. L'intera creazione è il tuo corpo. Sei così accecato da ciò che è personale, che non vedi l'universale. Questa cecità non cessa da sola: dev'essere smontata abilmente e deliberatamente. Quando tutte le illusioni sono comprese e abbandonate, si giunge a uno stato senza errori e senza peccato in cui tutte le distinzioni fra il personale e l'universale non esistono più.
I.: Sono una persona, e pertanto limitato nello spazio e nel tempo. Occupo un piccolo spazio e non duro che pochi momenti; non posso nemmeno immaginarmi eterno e universale.
M.: Eppure lo sei. Quando ti sarai immerso profondamente in te alla ricerca della tua natura, ti accorgerai che solo il corpo è minuscolo, e solo la memoria, breve; ma il vasto oceano della vita è tuo.
I.: "Io" e "universale" sono parole contraddittorie: l'una esclude l'altra.
M.: Non è così. L'universale è pervaso di identità. Se cerchi, troverai la Persona Universale che è te, e immensamente di più. Intanto, comincia col capire che il mondo è in te, non tu nel mondo.
I.: E come può essere? Io sono soltanto una parte. Come può il mondo intero essere contenuto in una parte, tranne che per riflesso, come in uno specchio?
M.: È vero. Il tuo corpo personale è una parte in cui il tutto si riflette a meraviglia. Ma hai anche un corpo universale, e non puoi dire di non conoscerlo, perché lo vedi e lo sperimenti continuamente. La differenza è che lo chiami "il mondo", e ti fa paura.
I.: Posso dire di conoscere il piccolo corpo che è mio, mentre l'altro non lo conosco, se non tramite la scienza.
M.: Il tuo piccolo corpo è pieno di misteri e di tesori che ignori. Anche in quel caso la scienza è la tua unica guida. Sia l'anatomia che l'astronomia ti descrivono.
I.: Anche se accetto la vostra teoria del corpo universale come ipotesi, in che modo posso verificarla, e a che mi serve?
M.: Se conosci te stesso come l'abitante dei due corpi, non disconosci nulla. L'intero universo ti riguarderà; amerai e aiuterai con sollecitudine ogni creatura vivente. I tuoi interessi non cozzeranno con quelli degli altri. Ogni sfruttamento cesserà. La tua azione sarà benefica, ogni tuo gesto una benedizione.
I.: È molto allettante, ma come devo procedere per realizzare il mio essere universale?
M.: Ci sono due modi: o dedicarti alla scoperta di te con la mente e il cuore, o affidarti a me e agire in conformità. In altre parole, o la totale concentrazione su di te, o la totale deconcentrazione. Ma l'importante è che tu sia totale. Per raggiungere la perfezione bisogna essere estremi.
I.: Come posso aspirare a tali altezze, piccolo e limitato come sono?
M.: Tu sei l'oceano di coscienza in cui tutto avviene: comprenderlo non è difficile. Con un po' di attenzione, di stretta osservazione di te, vedrai che niente accade al di fuori della tua coscienza.
I.: Il mondo è pieno di eventi non registrati dalla mia coscienza.
M.: Anche il tuo corpo è pieno di eventi che la coscienza non registra, il che non toglie che sia inconfondibilmente tuo. Conosci il mondo esattamente come il tuo corpo: attraverso i sensi. Ma la mente ha separato il mondo fuori della tua pelle da quello all'interno, e li ha contrapposti, Ciò ha creato la paura, l'odio e tutte le sofferenze della vita.
I.: Non riesco a seguirvi quando parlate di oltrepassare la coscienza. Comprendo le parole, ma non mi figuro l'esperienza. E non avete detto, voi stesso, che tutta l'esperienza è nella coscienza?
M.: Hai ragione, non può esserci esperienza al di là della coscienza, però c'è quella, nuda, di essere. Non è una forma di non-coscienza ma di auto coscienza, che alcuni definiscono super-coscienza o coscienza suprema. È pura consapevolezza, libera dal nesso soggetto-oggetto.
I.: Ho studiato la teosofia, e in ciò che dite non trovo nulla di affine agli insegnamenti teosofici. La teosofia si occupa esclusivamente della manifestazione. Descrive in dettaglio l'universo e il vivente. Ammette molti livelli di materia e corrispondenti gradi di esperienza, ma non sembra andare al di là. Voi parlate di ciò che eccede ogni esperienza; ma se non è sperimentabile, perché parlarne?
M.: La coscienza è intermittente, piena di spazi vuoti. Tuttavia c'è la continuità dell'identità. Da che dipende questo senso d'identità se non da qualcosa che è al di là della coscienza?
I.: Se sono oltre la mente, come posso cambiarmi?
M.: E perché vorresti cambiare qualcosa? Già la mente cambia in continuazione! Basta osservarla con distacco, e si calma subito. Quando è quieta, puoi andare al di là. Non tenerla sempre sotto pressione. Fermala, e limitati a essere. Se la fai riposare, si stabilizza e ritrova purezza e forza. È l'attività incessante del pensiero che la deteriora.
I.: Se il mio vero essere è sempre con me, come mai non lo conosco?
M.: Perché è molto sottile, mentre la mente è spessa, appesantita da pensieri e sentimenti grossolani. Rendila lieve e pura, e ti conoscerai come sei.
I.: Mi occorre la mente per conoscermi?
M.: Sei al di là della mente, ma con la mente conosci. È ovvio che l'estensione, la profondità e il carattere della conoscenza dipendono dallo strumento che usi. Migliora lo strumento e la conoscenza migliorerà.
I.: Per conoscere perfettamente mi occorre una mente perfetta.
M.: Tutto ciò che ti occorre è una mente quieta. Il resto avverrà nel modo giusto, non appena la mente sarà sedata. Come il sole sorgendo rende attivo il mondo, così l'autoconsapevolezza cambia la mente. Alla luce di una calma e stabile autoconsapevolezza le energie interne si risvegliano, e fanno miracoli, senza il minimo sforzo da parte tua.
I.: Significa che la maggior parte dell'opera si compie senza azione?
M.: Esattamente. Convinciti, ti prego, che sei destinato all'illuminazione, perciò asseconda il tuo destino. Non contrastarlo. Dagli modo di compiersi. A tua volta non devi far altro che sorvegliare gli ostacoli creati dalla stupidità della mente(2).



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione


Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 128) Ho parlato a volte di una luce che è nell'anima, increata e increabile. Ho cura di toccare sempre nelle mie prediche questa stessa luce. Essa coglie Dio immediatamente, nella sua nudità, senza niente che lo ricopra, come egli è in se stesso.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 152) Se Dio ci è nascosto, noi soli ne siamo la causa. Noi siamo la causa di tutti i nostri ostacoli. Stai in guardia da te stesso, ed avrai fatto buona guardia.