Nisargadatta Maharaj
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61. 19 Giugno 1971




I.: Ho avuto la fortuna nella mia vita di accostare uomini eletti. Può bastare per l'autorealizzazione?
M.: Dipende dall'uso che ne fai.
I.: Mi è stato detto che l'azione liberatoria del satsangha, il sodalizio spirituale, avviene da sé. Come un fiume trascina alla foce le sue acque, così l'influenza sottile e silenziosa dei giusti mi condurrà alla realtà.
M.: Ti porterà sulla riva del fiume, ma l'attraversamento dipende da te. La libertà, senza l'intenzione di averla non si può guadagnare né conservare. Per ottenere la liberazione ci vuole sforzo. Il meno che puoi fare è scoprire e rimuovere con cura gli ostacoli. Se vuoi la pace devi lottare.
I.: Un bambino cresce naturalmente. Non fa piani in proposito, né segue un modello; e nemmeno cresce come capita, una mano qui e una gamba là; il suo sviluppo è integrale e automatico.
M.: Perché non immagina. Anche tu puoi crescere così, ma non devi indulgere in previsioni e programmi, nati dalla memoria e dall'anticipazione. Una delle caratteristiche del saggio è che il futuro non lo tocca. Il tuo interesse per il futuro deriva dalla paura del dolore e dal desiderio del piacere; per il saggio tutto è beatitudine, l'accadere in sé e per sé lo rende felice.
I.: Sicuramente ci sono molte cose che renderebbero infelice anche un saggio.
M.: Un saggio può incontrare delle difficoltà, ma non lo abbatteranno. Allevare un bambino dalla nascita alla maturità, può sembrare un compito duro, ma per la madre i ricordi delle difficoltà sono una gioia. Non c'è male nel mondo. L'errore sta nel modo in cui to guardi. La tua immaginazione t'inganna e senza immaginazione non c'è il mondo. La tua persuasione di essere consapevole del mondo è il mondo. Quello che percepisci è un prodotto della coscienza; ciò che chiami materia è in se stesso coscienza: tu sei lo spazio (akasha) in cui si muove, il tempo in cui dura, l'amore che l'avviva. Elimina l'immaginazione e l'attaccamento, e che resta?
I.: Resta il mondo. Resto io.
M.: Sì, ma quale differenza se lo vedi com'è, non attraverso lo schermo del desiderio e della paura!
I.: A che servono tutte queste distinzioni - realtà e illusione, saggezza e ignoranza, santo e peccatore -? Ognuno è alla ricerca della felicità, ognuno si dà disperatamente da fare, ognuno è uno yoghi e la sua vita una scuola di saggezza. Ciascuno impara a suo modo la lezione che gli serve. La società ne approva alcuni, altri disapprova; non c'è una regola che si applichi ovunque e in ogni tempo.
M.: Nel mio mondo l'unica legge è l'amore. Io non chiedo amore, lo do. Questa è la mia natura.
I.: Vedo che la vostra vita è metodica: meditazione al mattino, lezione e conversazione a un'ora fissa; due volte al giorno la cerimonia di offerta (puja) e il canto devozionale (bhajan) la sera. Sembrate molto ligio al programma.
M.: Il culto e il canto sono come li ho trovati, e non ho avuto motivo ragionevole d'interferire(1). Il programma generale si accorda ai desideri della gente con cui mi capita di vivere o che mi visita. È gente che lavora, con molti obblighi, e gli orari sono scelti per la loro comodità. Una certa metodicità è inevitabile. Anche gli animali e le piante hanno i loro orari.
I.: Sì, c'è una sequenza regolare in ogni tipo di vita. Chi mantiene l'ordine? C'è un legislatore interno che progetta le leggi e fa rispettare l'ordine?
M.: Tutto muove secondo la sua natura. Che bisogno c'è di un poliziotto? Ogni azione provoca una reazione che bilancia e neutralizza l'azione. Tutto avviene, ma c'è una cancellazione continua, e alla fine è come se non fosse avvenuto nulla.
I.: Non consolatemì con le armonie finali. I conti tornano, ma la perdita è mia.
M.: Aspetta e sta' a vedere. Puoi chiudere con un profitto sufficiente a giustificare le uscite.
I.: C'è una lunga vita dietro di me e spesso mi domando se tanti fatti siano avvenuti per caso o secondo un piano. C'era un progetto anteriore alla mia nascita, per cui dovevo vivere la mia vita? Se sì, chi ha steso i piani e li ha fatti rispettare? Potrebbero esserci deviazioni ed errori? C'è chi dice che il destino sia immutabile, e che ogni momento della vita sia predeterminato; per altri, il caso deciderebbe tutto.
M.: Come preferisci. Puoi scorgere un disegno nella tua vita o una semplice catena di accidenti. Le spiegazioni servono a compiacere la mente. Non è necessario che siano vere. La realtà è indefinibile e indescrivibile.
I.: State evitando la domanda! Voglio sapere come la pensate voi. C'è nell'universo una struttura di straordinaria intelligenza e bellezza. Come posso credere che esso sia invece informe e caotico? Il mondo nel quale vivete, può essere informe, ma non necessariamente caotico.
M.: L'universo oggettivo ha una struttura, è ordinato e bello. Nessuno può negarlo. Ma struttura, modello, progetto, implicano restrizione e costrizione. Il mio mondo è assolutamente libero; tutto si determina da sé. Perciò continuo a dire che tutto accade da sé. Anche nel mio mondo c'è ordine, ma non è imposto da fuori. Avviene spontaneamente e immediatamente fuori del tempo. La perfezione non è nel futuro. È ora(2).
I.: Il vostro mondo influisce sul mio?
M.: Solo in un punto: l'immediato istante. Lo fa essere momentaneamente, gli dà un senso fluttuante di realtà. Il contatto è stabilito nella piena consapevolezza. Richiede un'attenzione non forzata, ignara di sé.
I.: L'attenzione non è un atteggiamento della mente?
M.: Sì, quando la mente è assetata di realtà, è attenta. Non c'è nulla di male nel tuo mondo, è il fatto che ti ritieni separato che crea il disordine. L'egoismo è la fonte di ogni male(3).
I.: Ritorno alla mia domanda. Il mio sé interno, prima che nascessi, decise i dettagli della mia vita, o il suo corso è stato accidentale, soggetto all'ereditarietà e alle circostanze?
M.: Forse lo sanno quelli che affermano di aver scelto il padre e la madre, e di aver predeterminato la loro vita. Io so di me: non sono mai nato.
I.: Ma siete qui e rispondete alle mie domande!
M.: Tu vedi il corpo, che, naturalmente, è nato e morirà.
I.: È la vita di questo corpo-mente, la sua storia, che m'interessa. È stata progettata da voi, da qualcun altro, o è avvenuta per caso?
M.: L'inganno è nella domanda. Io non distinguo tra il corpo e l'universo. Ciascuno è la causa dell'altro: ciascuno è l'altro, in verità. Ma io sono fuori di tutto ciò. Se ti dico che non sono mai nato, perché continui a informarti sui miei preparativi antecedenti alla nascita? Appena lasci ruotare la tua immaginazione, intesse un universo. Non è affatto come tu immagini, e le tue immaginazioni non mi legano.
I.: Costruire e conservare un corpo vivo, richiede intelligenza ed energia. Da dove vengono?
M.: C'è solo l'immaginazione. L'intelligenza e il potere sono tutti consumati dalla tua immaginazione. Essa ti ha assorbito al punto da non accorgerti di quanto ti sei allontanato dalla realtà. Senza dubbio l'immaginazione è molto creativa. Produce mondi su mondi; ma sono tutti nello spazio e nel tempo, nel passato e nel futuro, i quali non esistono(4).
I.: Ho letto recentemente di una bambina che era stata trattata assai crudelmente nella primissima infanzia. Mutilata e sfigurata, era cresciuta in un orfanotrofio, senza contatti col mondo esterno. Era tranquilla e docile, ma del tutto apatica. Una delle suore che l'assistevano, era convinta che la bambina non fosse ritardata mentalmente ma solo chiusa in sé, estraniata. Un giovane psicanalista fu incaricato di occuparsi del caso, e per due anni la vide una volta la settimana e cercò di rompere il muro del suo isolamento. La bambina era docile con lui, ma non gli badava. Egli le portò una casetta per bambole, con stanzine, mobilucci, e bamboline che rappresentavano padre, madre e i loro bambini. Ci fu una reazione, la bambina mostrò d'interessarsi. Un giorno le vecchie ferite si riaprirono e tornarono in superficie. Gradualmente la ragazzina si riprese, con una serie di operazioni il viso e il corpo tornarono normali e divenne una giovane donna attraente e attiva. Al dottore occorsero più di cinque anni, ma l'opera fu ultimata. Era un vero maestro! Non pose condizioni, non si mise a discettare se il soggetto era pronto e degno di guarire. Semplicemente provò e riprovò, senza fede, senza speranza, spinto solo dall'amore.
M.: Sì, questa è la natura del maestro: non arrendersi; ma, per riuscire, non deve incontrare troppa resistenza. Il dubbio e la disobbedienza provocano ritardi. La fiducia del discepolo e la sua disponibilità a lasciarsi plasmare, possono produrre rapidamente un cambiamento radicale in lui. Un profondo intuito del maestro e il fervore del discepolo sono indispensabili. Quale che fosse la sua condizione, la ragazza della tua storia aveva sofferto troppo per non essere seria. I casi più difficili sono quelli degli intellettuali. Parlano molto, ma non sono seri.
La cosiddetta realizzazione è una cosa naturale. Quando sei pronto, il maestro ti sta già aspettando. Il sadhana avviene senza sforzo. Cresci se hai il giusto rapporto col maestro. Soprattutto confida in lui. Non può ingannarti.
I.: Anche quando mi chiede di fare qualcosa di palesemente sbagliato?
M.: Fàllo. A un sannyasi il guru aveva chiesto di sposarsi. Obbedi e soffrì amaramente. Ma i suoi quattro figli divennero santi e veggenti, i più grandi del Maharashtra. Sii felice di tutto ciò che ti viene dal maestro, e crescerai senza sforzo.
I.: C'è qualcosa che desiderate? Che posso fare per voi?
M.: Che cosa puoi darmi che già non abbia? Le cose materiali sono fatte per appagare. Ma io sono appagato. Che cos'altro mi serve?
I.: Sicuramente quando siete affamato vi occorre cibo, e quando siete ammalato medicine.
M.: La fame procura il cibo e la malattia la medicina. È tutto opera della natura.
I.: Se vi porterò qualcosa che secondo me vi serve, l'accetterete?
M.: L'amore che ti spinse a offrire, me la farà accettare.
I.: Se qualcuno vi offrisse di costruire un bellissimo ashram?
M.: Che lo faccia: Spenda pure una fortuna, impieghi centinaia di operai, ne nutra a migliaia.
I.: È un desiderio?
M.: Assolutamente no. Tutto quello che chiederei a quell'uomo è di farlo in modo impeccabile, non miseramente, col cuore a metà. Il desiderio che esaudisce, è il suo, non il mio. Che faccia bene, e che sia famoso tra gli uomini e gli dei.
I.: Ma voi lo volete?
M.: Io no.
I.: Lo accetterete?
M.: Non mi serve.
I.: Ci abiterete?
M.: Se sarò costretto.
I.: C'è qualcosa che può costringervi?
M.: L'amore per coloro che sono in cerca della luce.
I.: Capisco il vostro punto di vista. E ora, ditemi, come posso accedere al samadhi?
M.: Se sei nella condizione giusta, qualunque cosa ti ci porterà. Dopotutto il samadhi non è nulla d'insolito. Quando la mente è intensamente interessata, diventa tutt'uno con l'oggetto del suo interesse: l'osservatore e l'osservato nella visione coincidono; l'ascoltatore e la cosa ascoltata, l'amante e l'amato, diventano tutt'uno nell'ascolto e nell'atto d'amore. Ogni esperienza può essere un terreno per il samadhi.
I.: Voi siete sempre in samadhi?
M.: Ma no! Il samadhi, in fin dei conti, è uno stato della mente. Io sono al di là di ogni esperienza, anche del samadhi. Sono il grande divoratore e distruttore: tutto ciò che tocco si dissolve nel vuoto.
I.: Per realizzare me stesso mi occorrono molti samadhi.
M.: Hai tutta l'autorealizzazione che ti serve, già ora, ma non ci credi. Abbi coraggio, confida in te, parla, agisci, dàlle una possibilità di mettersi alla prova. Alcuni si realizzano poco per volta, in modo impercettibile, e quasi non se ne convincono. Sono cambiati; ma non lo notano. Questi casi non spettacolari sono spesso i più degni di fede.
I.: È possibile che uno si creda realizzato e si sbagli?
M.: Certamente. L'idea stessa "sono realizzato" è falsa. Non esiste "io sono questo", "io sono quello", nel vero stato naturale(5).



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione


Vedi Margherita:
(MP, cap. 7) Quest'Anima fa quel che fa per buone abitudini, o perché la Santa Chiesa lo comanda, ma senza nulla desiderare, perché la volontà è morta.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 77) Dio è Dio del presente: ti accoglie quale ti trova; non come eri, ma come sei.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 198) Questa potenza dell'anima, tanto alta e nobile da cogliere Dio nella nudità della sua essenza, non ha niente di comune con alcunché; dal nulla essa fa il qualcosa, ed il tutto. Essa non sa nulla dell'ieri né dell'avantieri, del domani o del dopodomani, giacché nell'eternità non v'è né ieri né domani, ma solo l'istante presente.
Vedi Eckhart:
(E5, num. 480) La menzogna, come ogni peccato, procede dalla volontà propria di chi parla e di chi pecca. Cosa infatti è tanto proprio dell'uomo e presente nella sua volontà quanto la sua stessa volontà?
Vedi Eckhart:
(E6, num. 23) Il passato, dunque, e il futuro, dato non rilucono né hanno luogo nell'essere, non sono conosciuti nell'essere o per mezzo dell'essere, perché lì non vi sono; e questa è una proprietà dei non-enti, di essere conosciuti nel non sapere. Infatti questo soltanto si sa davvero di essi: che non si conoscono. Le cose passate e quelle future sono infatti tali da non essere. Questo, infatti, è l'essere passato: non essere.
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 204) Se tu vedi qualcosa, o qualcosa cade nel tuo sapere, questo non è Dio, proprio per questo, egli non è né questo né quello. Chi dice che Dio è qui o là, a quello non dovete credere.