Nisargadatta Maharaj
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55. 1 Maggio 1971




I.: Come vi sentite ora?
M.: In uno stato di non-esperienza. Ogni esperienza vi è inclusa.
I.: Potete entrare nel cuore e nella mente di un altro uomo, e condividere la sua esperienza?
M.: No, cose del genere richiedono uno speciale allenamento. Sono come un mercante di grano. So poco di panini e dolcetti. Anche il sapore di un singolo chicco può essermi ignoto, ma sul grano in genere so tutto e bene. Conosco la fonte da cui germina l'esperienza, non conosco e non mi serve conoscere le innumerevoli forme che assume. Di momento in momento, quel poco che mi occorre sapere per vivere la mia vita, in un modo o nell'altro riesco a saperlo.
I.: Le nostre esistenze particolari, la vostra e la mia, sono nella mente di Brahma?
M.: L'universale non è consapevole del particolare. Esistere come persona è una faccenda appunto personale. La persona esiste nel tempo e nello spazio; ha un nome e una forma; incomincia e finisce. L'universale include tutte le persone, e l'assoluto è alla radice di tutto e al di là.
I.: Non mi interessa il tutto. Ci sono la mia conoscenza personale e la vostra: che cosa le unisce?
M.: Che cosa può unire due sognatori?
I.: Che uno si sogni dell'altro.
M.: È quello che fa la gente. Ognuno immagina degli "altri" e cerca il nesso con loro. Ma il nesso è colui che cerca(1).
I.: Certamente dev'esserci qualcosa che accomuna i tanti punti di coscienza che noi siamo.
M.: Dove sono questi punti? Non sono nella mente? Perché ti ostini a considerare il tuo mondo e la mente indipendenti l'uno dall'altro? Desideri conoscere le menti altrui, perché non sai niente della tua. Conoscila, anzitutto, e vedrai che la questione delle altre menti non si pone, perché non ci sono "gli altri". Tu sei il comune denominatore, l'unico nesso tra le menti. L'essere è coscienza; l'"io sono" si applica a tutto(2).
I.: La Realtà Suprema (Parabrahman) può anche essere in noi. Ma a che serve?
M.: Sei come un uomo che dica: "Mi occorre un posto per tenere le mie cose, ma che me ne faccio dello spazio?"; oppure: "Cerco latte, tè, soda e caffè, l'acqua non mi serve". La Realtà Suprema è ciò che rende tutto possibile; ma se mi chiedi a che serve, devo rispondere: a niente(3). Nella vita quotidiana il conoscitore non è avvantaggiato, semmai è svantaggiato, perché, privo com'è di avidità e paura, non pensa a proteggersi. L'idea stessa del profitto gli è estranea; aborre di accrescersi; la sua vita è un alleggerirsi costante, un condividere e un dare.
I.: Se non c'è convenienza a ottenere il Supremo, perché darsi la briga?
M.: La briga è solo nell'attaccamento. Se non sei attaccato a nulla, non hai problemi. Se cedi il minore, guadagni il maggiore. Rinuncia a tutto e acquisterai tutto(4). A quel punto la vita diventa ciò per cui è fatta: puro irraggiamento da una fonte stillante. Rispetto a quella luce, il mondo è opaco come un sogno(5).
I.: Se il mondo non è che un sogno, e voi ne siete parte, che cosa potete fare per me? Se il sogno è irreale, come può essere influenzato dalla realtà?
M.: Il sogno ha l'esistenza della sua durata, né più né meno. È il tuo desiderio di attaccartici, che crea il problema. Lascia la presa. Smetti d'immaginare che il sogno è tuo.
I.: Sembra che diate per scontato che ci sia il sogno senza un sognatore, e che io mi identifichi con la mia preziosa volontà. Ma io sono, a un tempo, il sognatore e il sogno. Chi deve smettere di sognare?
M.: Lascia che il sogno si svolga, fino alla fine. Non puoi evitarlo. Ma puoi guardare il sogno per quello che è, togliendogli lo stampino della realtà.
I.: Sono seduto qui, di fronte a voi. Sto sognando, e voi mi osservate mentre parlo nel mio sogno. C'è un legame tra noi?
M.: La mia intenzione di svegliarti, è il legame. Il mio cuore vuole che tu ti svegli. Vedo che soffri nel tuo sogno e so che, se vuoi smettere di soffrire, devi destarti. Quando vedrai il sogno come sogno, sarai desto. Come sia il tuo sogno, non m'interessa. Mi basta sapere che devo svegliarti. Non occorre che tu dia al sogno una precisa conclusione, o che lo renda nobile, felice e bello. Devi solo persuaderti che stai sognando. Smetti d'immaginare, di credere. Vedi le contraddizioni, le incongruenze, la falsità e il dolore della condizione umana, e l'urgenza di superarla. Nell'immensità dello spazio galleggia un atomo di coscienza, che contiene l'universo.
I.: Nel sogno ci sono sentimenti che sembrano veri e durevoli. Al risveglio scompaiono?
M.: Nel sogno ami certuni, e altri no. Al risveglio scopri che tu sei l'amore, che tutto abbraccia. L'amore personale, anche quando è vero e intenso, invariabilmente vincola: l'amore nella libertà è amore per tutto.
I.: La gente va e viene. Si ama chi s'incontra, non si possono amare tutti.
M.: Quando tu stesso diventi amore, sei oltre il tempo e le quantità. Amando uno, ami tutti, e in tutti ami ciascuno. Uno e tutti non si escludono(6).
I.: Dite di essere in uno stato senza tempo. Significa che il passato e il futuro vi sono accessibili? Avete incontrato il Muni Vasishtha, il divino maestro di Rama?
M.: La domanda è posta nel tempo, e lo riguarda. Perciò verte ancora sui contenuti del sogno. Il non-tempo non è un'estensione nel tempo, ed è oltre le sue illusioni. Chi si faceva chiamare Vasishtha, conobbe certo Vasishtha. Io sono oltre tutti i nomi e le forme. Vasishtha è un sogno dentro al tuo sogno. Come potrei conoscerlo? Badi troppo al passato e al futuro. Tutto proviene dal tuo desiderio di durare, di cautelarti dall'estinzione. E poiché ci tieni, vorresti che altri ti tenessero compagnia; di qui il tuo interesse per la loro sopravvivenza. Ma quella che hai in mente tu, non è che una sopravvivenza di sogno. Preferisco la morte. Almeno c'è una possibilità di risveglio.
I.: Siete consapevole dell'eterno, perciò non vi interessa la sopravvivenza.
M.: Al contrario. La libertà da tutti i desideri di durare è l'eternità. Ogni attaccamento implica la paura, perché tutto è transitorio. E la paura rende schiavi. La libertà dall'attaccamento non viene con la pratica; s'instaura naturalmente quando si conosce il proprio essere. L'amore non è una condizione di dipendenza; la dipendenza non è amore.
I.: Allora non c'è modo di ottenere il distacco?
M.: Non c'è niente da ottenere. Abbandona le fantasticherie e conosciti come sei. L'autoconoscenza è distacco(7). Ogni brama è dovuta a un senso di manchevolezza. Quando sai che non ti manca niente, che tutto ciò che è, è tuo, il desiderio cessa.
I.: Per conoscere me stesso, devo praticare la consapevolezza?
M.: Non c'è da praticare. Per conoscerti, sii te stesso. Per esserlo, smetti di immaginarti come "questo" o "quello". Sii, soltanto. Lascia emergere la tua natura. Non disturbare la mente con la ricerca(8).
I.: Ci vorrà moltissimo tempo, se mi limiterò ad aspettare la mia realizzazione?
M.: Che c'è da aspettare per ciò che è già qui-ora? Hai solo da guardare e vedere. Guardati, guarda il tuo essere(9). Sai di essere e ne sei contento. Elimina ogni immaginazione. Non contare sul tempo. Il tempo è la morte. Chi attende, muore. La vita è solo adesso. Il passato e il futuro appartengono alla mente.
I.: Anche voi morirete.
M.: Sono già morto. La morte fisica non farà differenza nel mio caso. Il mio essere è fuori del tempo. Sono libero dal desiderio e dalla paura, perché non ricordo il passato, né immagino il futuro. Dove mancano nomi e forme, come allignano desiderio e paura? L'assenza di desiderio comporta l'assenza del tempo. Io mi sento al sicuro, perché ciò che non è non può toccare ciò che è. Tu sei insicuro perché immagini il pericolo. Certo, il corpo, in quanto tale, è complesso e vulnerabile, e va protetto. Ma non te. Se cogli l'invincibilità del tuo essere, hai trovato la pace.
I.: Come posso trovare la pace se il mondo soffre?
M.: Il mondo soffre per delle ragioni molto serie. Se vuoi aiutarlo, devi andare al di là del bisogno di aiutare. A quel punto, tutto il tuo fare e il tuo non-fare gioveranno al mondo.
I.: Come può servire la non-azione quando c'è bisogno di azione?
M.: Dove l'azione occorre, accade. L'attuatore non è l'uomo. Sua è la consapevolezza di ciò che accade. La sua stessa presenza è azione. La finestra è l'assenza del muro, e procura aria e luce perché è vuota. Svuòtati di ogni contenuto mentale, di ogni immaginazione e sforzo, e sarà l'assenza di ostacoli che farà fiottare la realtà(10). Se davvero vuoi aiutare qualcuno, stanne lontano. Se sei coinvolto emotivamente, il tuo aiuto fallirà. Puoi essere molto impegnato, e soddisfatto della tua indole caritatevole, ma non potrai far molto. Un uomo è davvero aiutato quando non gli serve più aiuto. Tutto il resto è futile.
I.: Non c'è abbastanza tempo per sedere e attendere che venga l'aiuto. Bisogna fare qualcosa.
M.: Allora fa'. Ma ciò che puoi fare è limitato; solo il sé è senza limiti. Tutto il resto puoi darlo solo in piccola misura. Tu solo sei incommensurabile. Aiutare è la tua natura. Anche quando mangi e bevi, aiuti il tuo corpo. Sei puro dare, senza inizio e senza fine, inesauribile. Quando vedi il dolore e la sofferenza, sii con essi. Non precipitarti nell'azione. Né l'apprendere né l'agire servono realmente. Sii col dolore e metti a nudo le sue radici: aiutare a capire è il vero aiuto. Ovviamente, nutri l'affamato e vesti l'ignudo nel frattempo - se puoi -.
I.: La mia morte si avvicina.
M.: Il tuo corpo è figlio del tempo, non tu. Tempo e spazio sono nella mente(11). Non ti legano. Comprendi te stesso: già questo è l'eternità.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione


Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 81) Io solo porto tutte le creature dal loro essere spirituale nel mio intelletto, perché siano una cosa sola in me.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 145) Più una cosa è nobile, più è comune a tutti. Io ho i sensi in comune con gli animali e la vita in comune con le piante. L'essere mi è interiore ancora di più, e l'ho in comune con tutte le creature.
Vedi Eckhart:
(V1 a pag. 164) Dio agisce "senza perché" e non ha un "perché".
Vedi Margherita:
(MP, cap. 135) Per quest'Anima tutto è una cosa sola, senza perché.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 100) È molto più felice chi può fare a meno di tutte le cose, non dipendendo da esse, che non chi le possiede, ma dipende da esse.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 4) Carità non dà valore a nulla che sia sotto il sole; tutto il mondo è per lei solo un avanzo.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 18) Sta nella natura dell'amore che esso sgorghi e fluisca da due che sono Uno. Uno in quanto Uno non può produrre amore, e neppure due in quanto due. Ma due in quanto Uno produce necessariamente l'amore impetuoso ed ardente, secondo la sua natura.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 117) Che Dio stesso, supremo distacco, aiuti noi tutti ad arrivarvi.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 225) Più ti si cerca, meno ti si trova. Tu devi cercarlo in guisa tale da non trovarlo in alcun luogo. Se non lo cerchi, allora lo trovi.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 43) Sarete sempre orbi, voi indottrinati dalla Ragione. Infatti è orbo chi vede le cose davanti ai suoi occhi e non le conosce.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 205) Tutto sarebbe donato a chi rinunciasse a se stesso assolutamente, anche per un solo istante.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 198) Ho detto allora: Niente deve essere per noi coperto, che non dobbiamo completamente scoprire a Dio e donargli totalmente. Dovunque ci troviamo, nella buona o nella cattiva sorte, nella gioia o nel dolore, qualsiasi sia la nostra inclinazione, bisogna che ce ne spogliamo. In verità, se noi gli scopriamo tutto, egli, a sua volta, ci scoprirà tutto quel che ha, e, in verità, non coprirà assolutamente nulla di tutto quello che può offrirci: né saggezza, né verità, né intimità, né divinità, né qualsiasi altra cosa. Questa è la pura verità, vera come è vero che Dio vive, nella misura in cui noi gli scopriamo ciò. Se non glielo scopriamo, non è da meravigliarsi che egli non ci scopra quello che è suo, giacché occorre che vi sia una piena reciprocità: noi verso lui, lui verso noi.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 192) Finché l'uomo ha tempo e spazio, numero, molteplicità, egli non è come deve essere, e Dio gli è lontano ed estraneo.