Nisargadatta Maharaj
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44. 15 Febbraio 1971




M.: Il percettore del mondo è prima del mondo, o sorge con esso?
I.: Che strana domanda! Perché la ponete?
M.: Finché non hai la giusta risposta, non hai pace.
I.: Quando mi sveglio, al mattino, il mondo è già li, ad attendermi. È certo affiorato molto prima di me: al più tardi, quando nacqui. Il corpo fa da intermediario tra me e il mondo. Senza il corpo non ci sarei io né il mondo.
M.: Il mondo affiora nella mente; la mente è il contenuto della coscienza; tu sei il testimone immobile e immutevole del flusso della coscienza, eternamente mutevole. La tua assoluta mancanza di cambiamento è così ovvia che neppure la noti. Se ti esamini a fondo, tutti gli equivoci e le incomprensioni si dissolveranno. Come i piccoli organismi che vivono nell'acqua non possono fare a meno di quell'elemento, così l'universo esiste in te e non può farne a meno.
I.: Questo noi lo chiamiamo Dio.
M.: Dio è solo un'idea nella mente, ma il fatto sei tu. L'unica certezza che hai è: "io sono qui-ora". Rimuovi il "qui-ora", e resta l'"io sono", inattaccabile. La parola esiste nella memoria, la memoria entra nella coscienza, la coscienza esiste nella consapevolezza, e questa è il riflesso della luce sulle acque dell'esistenza.
I.: Però ancora non capisco come il mondo possa essere in me, quando è incontrovertibile la situazione esattamente contraria, che cioè "io sono nel mondo".
M.: Anche affermare: "Sono il mondo e il mondo è me", è un segno d'ignoranza. Ma se coltivo la coscienza della mia identità con il mondo, e la riscontro nella vita concreta, mi si attizza dentro un potere che estirpa l'ignoranza, bruciandola completamente.
I.: Non è parte dell'ignoranza, riconoscere: "io sono ignorante"? Come fa il testimone dell'ignoranza a esserne separato?
M.: L'unica cosa che posso affermare con cognizione di causa è: "Io sono". Tutto il resto posso solo dedurlo. E la deduzione è diventata un'abitudine. Distruggi tutti i pensieri e i punti di vista che erediti dall'abitudine. L'"io sono" è la manifestazione di una causa più profonda cui puoi dare molti nomi: Essere, Dio, Realtà, eccetera. L'"io sono" è nel mondo, ma è a sua volta la chiave che ti apre la porta per uscire dal mondo. La luna che danza sull'acqua è causata dalla luna nel cielo, benché sembri stare sull'acqua.
I.: Il nodo della questione continua a sfuggirmi. Posso ammettere che il mondo in cui vivo, mi muovo e mi riconosco esistente, sia creato da me, e sia la proiezione delle mie immaginazioni sull'ignoto, su quel mondo di "materia assoluta" che è quello che è, quale che ne sia la materia. Il mondo creato da me può essere molto diverso da quello reale e finale, così come lo schermo è ben altro dalle immagini che vi sono proiettate. Tuttavia quel mondo assoluto esiste, e del tutto indipendentemente da me.
M.: È indipendente da te per la semplice ragione che è te.
I.: E non c'è contraddizione? In che modo la condizione di indipendenza proverebbe quella d'identità?
M.: Basta esaminare l'idea di cambiamento. Ciò che può cambiare mentre tu non cambi, si può dire che sia indipendente da te. Ma ciò che è immutabile deve essere identico a qualsiasi altra cosa immutabile. La dualità, infatti, implica un'interazione; e l'interazione, un cambiamento. In altre parole, l'assoluto materiale e l'assoluto spirituale, l'oggettivo e il soggettivo assoluti, sono identici sia nella sostanza che nell'essenza.
I.: Come in un quadro a tre dimensioni, la luce produce il proprio schermo.
M.: Ogni paragone va bene. Il punto da cogliere è che tu hai proiettato su di te un mondo uscito dalla tua immaginazione, basato su ricordi, desideri e paure, e te ne sei fatto prigioniero. Rompi l'incantesimo e sii libero.
I.: E come lo rompo?
M.: Assevera la tua indipendenza nel pensiero e nell'azione. Tutto, alla fin fine, trae realtà dalla tua fiducia in te, dalla convinzione che ciò che vedi, ascolti, pensi e senti, sia reale. Perché non metti in questione quella fiducia? Senza dubbio, questo mondo è proiettato da te sullo schermo della coscienza, e non è altro che il tuo mondo strettamente personale. Solo l'"io sono", benché parte del mondo, non gli appartiene. Non c'è sforzo di logica o d'immaginazione che possa convertire l'"io sono" in un "io non sono". La negazione non fa che affermarlo. Quando ti convinci che il mondo è una tua proiezione, ne sei libero. Non hai bisogno di liberarti da un mondo che esiste solo nella tua immaginazione! Il quadro, bello o brutto, lo dipingi tu, e perciò non ne dipendi. Nessuno ti ci ha costretto, sei tu che confondi l'immaginario con il reale(1). Vedi l'immaginario per quello che è, sottraiti alla paura.
Come i colori in questo tappeto risaltano per la luce, ma la luce non è il colore, così il mondo è causato da te, ma tu non sei il mondo. Quello che crea e sostiene il mondo puoi chiamarlo Dio o Provvidenza, ma in ultima analisi la prova che Dio esiste sei tu, e non viceversa. Infatti, prima che si possa porre alcuna domanda su Dio, devi essere tu a porla.
I.: Dio è un'esperienza nel tempo, mentre lo sperimentatore è fuori del tempo.
M.: Anche lo sperimentatore è secondario. Anzitutto, c'è l'espansione sconfinata della coscienza, l'eterna possibilità, il potenziale incommensurabile di tutto ciò che era, è, e sarà. Quando guardi una cosa, vedi l'assoluto, ma ti figuri che sia ciò che appare secondo il suo aspetto immediato, una nuvola, un albero, eccetera(2).
Impara a guardare senza immaginare, ad ascoltare senza distorcere. Smetti di assegnare nomi e forme a ciò che è intrinsecamente senza nome e senza forma, persuaditi che ogni modalità di percezione è soggettiva, e che ciò che è visto o udito, toccato od odorato, sentito o pensato, atteso o immaginato, è nella mente, non nella realtà. Allora conoscerai la pace e la libertà dalla paura.
L'"io sono" è pura luce e senso dell'essere messi insieme. L'"io" c'è anche senza il "sono". Perciò, che tu dica "io" o no, resta pura luce. Diventa consapevole di quella pura luce e non la perderai. L'esseità nell'essere, la consapevolezza nella coscienza, l'interesse in ogni esperienza, tutto ciò non è descrivibile, e ciò nonostante perfettamente accessibile, perché non c'è nient'altro(3).
I.: Parlate della realtà in modo esplicito: come la causa prima onnipervasiva, onnipresente, eterna, onnisciente, onniravvivante. Altri maestri rifiutano categoricamente di parlarne. La realtà sarebbe oltre la mente, mentre qualsiasi argomentare avviene nei limiti della mente, che è la dimora dell'irreale. Il loro punto di vista è negativo; precisano che cos'è l'irreale, per trascenderlo.
M.: La differenza sta solo nelle parole. Ad esempio, quando parlo del reale lo descrivo come non-irreale, senza spazio, senza tempo, senza causa, senza inizio e senza fine. Il risultato è lo stesso. Purché conduca all'illuminazione, il lato verbale della faccenda è irrilevante. Come se non importasse spingere o tirare il carro, fin tanto che rotola lo si lascia rotolare. Una volta sarai attirato verso la realtà, un'altra volta sarai respinto dal falso; non sono che umori alterni e peraltro necessari per la perfetta libertà. Puoi seguire varie strade: ogni volta sarà quella giusta in quel momento; seguila con tutto il cuore, non sprecare tempo in dubbi ed esitazioni. Molti cibi diversi occorrono al bambino per crescere, ma l'atto di mangiare è identico. Teoricamente, tutti gli approcci sono buoni. In pratica, la strada su cui cammini in un dato momento non può che essere unica. Presto o tardi scoprirai che, se vuoi davvero trovare, devi scavare in un solo posto: dentro(4).
Né il corpo né la mente possono darti ciò che cerchi: essere e conoscere te stesso, e la grande pace che li accompagna.
I.: Certamente, in ogni approccio c'è qualcosa di valido.
M.: Il valore sta sempre nel farti avvertire il bisogno di cercare dentro. Il trastullarsi con l'uno o l'altro può dipendere da una resistenza a inoltrarsi, dal timore di dover abbandonare l'illusione di essere qualcosa o qualcuno in particolare. Per trovare l'acqua, non scavi piccole buche qui e là, ma perfori il terreno a fondo in un punto. Così, per trovare te stesso, non puoi fare a meno di esplorarti. Quando scopri di essere la luce del mondo, scopri anche che ne sei l'amore; che conoscere è amare e amare è conoscere.
Di tutti gli affetti il primo è quello rivolto a se stessi. L'amore per il mondo è un riflesso dell'amore per se stessi, perché il tuo mondo è creato da te. Luce e amore sono impersonali, ma si riflettono nella mente sotto forma di conoscere se stessi e augurarsi il proprio bene. Siamo immancabilmente benevoli verso di noi, ma non sempre saggi. Lo yoghi è un uomo la cui buona volontà è alleata alla saggezza.



Tratto da Io sono Quello
Rizzoli Editore - Milano 1981, 82
Introdotto, curato e tradotto da Grazia Marchianò
Riprodotto su autorizzazione


Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 189) È così per le persone che vivono nella ignoranza: non sanno cosa è Dio, e sembra loro e si immaginano di vivere, ma un tale sapere non viene da Dio.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 93) Quando quest'Anima cercava Dio, non sapeva che Dio è dappertutto: se l'avesse saputo, non l'avrebbe cercato.
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 225) In questa vita tutte le cose sono una sola, e tutte le cose insieme riunite, tutto nel tutto.
Vedi Eckhart:
(E1 a pag. 50) Mi venne l'idea, alcuni anni or sono, che qualcuno poteva chiedermi una volta perché ogni filo d'erba è diverso dall'altro, ed avvenne poi che mi fu chiesto perché sono dissimili l'uno dall'altro. Allora dissi: è ancora più stupefacente che tutti i fili d'erba si assomiglino tanto. Un maestro disse: che tutti i fili d'erba siano così dissimili, deriva dalla sovrabbondanza della bontà divina, che Dio riversa in tutte le creature con abbondanza, perché la sua gloria divenga tanto più manifesta. Ma io allora dissi: è ancor più stupefacente che tutti i fili d'erba siano così simili; come tutti gli angeli nella prima purezza sono un solo angelo, proprio una sola cosa, così anche tutti i fili d'erba sono uno nella prima purezza, e tutte le cose là sono Uno.
Vedi Margherita:
(MP, cap. 70) Nessuno è tranne Dio; e per questo io trovo solo Dio, ovunque guardi; perché in verità non c'è niente all'infuori di lui.
Vedi Eckhart:
(E2 a pag. 159) Molti mi dicono spesso: Pregate per me! Io penso allora: perché voi uscite? perché non rimanete in voi stessi, e non possedete in voi stessi il vostro bene proprio? Voi portate tutta la verità essenzialmente in voi.