Meister Eckhart
Seleziona:


Beatus venter, qui te portavit, et ubera, quae suxisti (estratto)

Solo un breve estratto dal sermone, con una mia nota

[...] E Cristo disse: "Chi ascolta la parola di Dio e la osserva, è beato". Fate ora attenzione a cosa significa. Il Padre non ode altro che questa Parola, non conosce altro che questa Parola, non proferisce altro che questa Parola, non genera altro che questa Parola. In essa il Padre ode, conosce e genera se stesso, e anche questa Parola e tutte le cose, e la sua Divinità fino al fondo, se stesso secondo natura e questa Parola con la medesima natura in un'altra Persona. Ebbene, fate attenzione al modo di questo proferire! Il Padre proferisce razionalmente in fecondità la sua natura propria totalmente nella sua Parola eterna. Non proferisce la Parola volontariamente, come un atto di volontà, come quando qualcosa è detta o fatta dalla facoltà del volere e, grazie a essa, la si può anche omettere, se si vuole. Non stanno così le cose per il Padre e la sua Parola eterna: anzi, che lo voglia o no, deve proferire questa Parola e generarla incessantemente, giacché essa è con il Padre naturalmente come una radice della Trinità nell'intera natura del Padre, come lo è il Padre stesso. Vedete, per questo il Padre proferisce questa Parola in conformità della sua volontà e non per volontà, conformemente alla sua natura e non per natura. In questa Parola il Padre proferisce il mio spirito, il tuo spirito e lo spirito di ogni uomo, uguale a questa stessa Parola. In questo medesimo proferire tu e io siamo naturalmente figli di Dio come quella stessa Parola. Infatti, come ho detto prima, il Padre non conosce che questa stessa Parola e se stesso e tutta la natura divina e tutte le cose in questa stessa Parola, e tutto quello che vi conosce è uguale alla Parola ed è naturalmente la stessa Parola nella verità. Quando il Padre ti dona e manifesta questa conoscenza, ti dona la sua vita, il suo essere, la sua divinità, completamente, in assoluta verità. In questa vita terrena il padre fisico comunica al figlio la natura, ma non gli dà la propria vita né il suo proprio essere, giacché il figlio ha una vita e un essere diversi da quelli del padre. Lo si capisce da quanto segue: il padre può morire e il figlio vivere, oppure il figlio può morire e il padre vivere. Se avessero entrambi una sola vita e un solo essere, dovrebbero necessanamente vivere o morire insieme, dato che la vita e l'essere di entrambi sarebbero uno solo. Ma non è così. Perciò ciascuno di essi è estraneo all'altro, sono separati l'un l'altro nella vita e nell'essere. Se prendo del fuoco da un luogo e lo metto in un altro luogo, in quanto fuoco è separato, anche se è ugualmente fuoco: uno può bruciare e l'altro spegnersi, o viceversa, e perciò non è né uno né eterno. Ma, come ho detto prima, il Padre celeste ti dona la sua Parola eterna e in questa stessa Parola ti dona la sua vita e il suo essere e la sua Divinità, assolutamente, perché il Padre e il Verbo sono due Persone e una sola vita e un solo essere indiviso. Quando il Padre ti accoglie in questa stessa luce, perché tu conosca e contempli questa luce in questa luce nello stesso modo in cui Egli conosce se stesso e tutte le cose secondo la sua potenza paterna in questa Parola - la stessa Parola secondo ragione e verità, come ho detto -, ti dona anche il potere di generare con Lui stesso te stesso e tutte le cose, e ti dona la sua stessa potenza, proprio come alla Parola stessa. Allora insieme al Padre, nella potenza del Padre, tu generi incessantemente te stesso e tutte le cose in un ora presente(1).
In questa luce, come ho detto, il Padre non conosce alcuna differenza(2) tra te e Lui, né alcun vantaggio, più o meno, che tra Lui e questa stessa Parola. Infatti il Padre e tu stesso e tutte le cose e la Parola stessa sono una cosa sola nella luce(3).

Tratto da Prediche
A cura di Marco Vannini
Arnoldo Mondadori Editore - Milano, 1995
Riprodotto su autorizzazione
Mia nota

Davanti a simili, meravigliose espressioni dove la Parola di Dio è Vita Eterna e 'tu sei Quello', notiamo con immensa tristezza come venga mortificato il messaggio cristiano da un autorevole esponente contemporaneo del cattolicesimo più deleterio: partendo dagli angeli, misconoscendo la Parola, si arriva, finalmente!, ai classici tarallucci e vino. Quanta strada si è percorsa dal buio Medioevo brulicante di eretici, fortunatamente sterminati da zelanti, pii frati mandanti di torturatori e di fuochisti...
«'Angelo dei, qui custos es mei..': non c'è giorno in cui dimentichi l'antica preghiera - così cara, a noi superstiti bigotti - all'Angelo Custode. Da qualche tempo, gli chiedo di liberarci da quei suoi presunti colleghi che svolazzano in libreria. Invasione apparentemente recente, in realtà vecchissima, che inizia col cristianesimo. È il solito spiritualismo che non sopporta la materialità del Vangelo: che non è 'Parola', ma carne e sangue dello scandaloso e sublime 'cannibalismo' eucaristico; che non annuncia la salvezza delle anime, ma la resurrezione dei corpi; che non propone una morale, ma l'incontro con Dio incarnato. Di questi angeli trasformati in protagonisti si appaghino pure intellettuali gnostici. Noi, non sappiamo che farcene; noi che - sulle orme del Risorto che, subito, chiede cibo - aspettiamo una vita eterna dove mangiare tortellini senza preoccuparci di bilance e colesteroli. Gli angeli, li veneriamo. Ma noi non siamo - e non saremo, in eterno - 'spirituali e incorporei', per dirla col Catechismo [n. 328].»
Vittorio Messori, da "Lo Specchio della Stampa" nº 2 del 3 febbraio 1996, pag. 84.

E non che salendo nella gerarchia della chiesa la comprensione salga poi di molto: nella recente "Fides et ratio" papa Giovanni Paolo II, rifacendosi al Concilio Vaticano II, osserva banalmente:
"Accade [...] che si identifichi la parola di Dio con la sola Sacra Scrittura, vanificando in tal modo la dottrina della Chiesa che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha ribadito espressamente. La Costituzione Dei Verbum [ricorda] che la parola di Dio è presente sia nei testi sacri che nella Tradizione" (n. 55, 73).
Capito? Testi sacri e tradizione, questa è la Parola di Dio per il cattolico moderno. Ripeto con nero sarcasmo: Quanta strada si è percorsa dal buio Medioevo brulicante di eretici del calibro di Eckhart!

E mica finisce qui: l'unico accenno a qualcosa che sembra richiamare l'unità dello spirito è il seguente, tristissimo:
"La Sacra Scrittura, pertanto, non è il solo riferimento per la Chiesa. La 'regola suprema della propria fede', infatti, le proviene dall'unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente." (n. 55, 75-76).
Molto si potrebbe osservare in proposito: mi limito a notare come questa Sacra Tradizione - in sublime unità con la Sacra Scrittura ed il Magistero della Chiesa (una sorta di Trinità velata, qui in terra, sembra suggerirci il papa...) - sia la prima responsabile di orrori per i quali la chiesa stessa, quando appena solleva il coperchio, si sente costretta a chiedere perdono!


Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 27) Quando il passato e il futuro sono visti nel presente atemporale, come parti di un modello comune, l'idea di causa-effetto perde la sua preminenza e la libertà creativa prende il suo posto.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 78) Il mio punto originario è dove non c'è differenza, dove le cose non sono, né le menti che le concepiscono. Quella è la mia dimora. Qualunque cosa accada, non mi turba: tutto agisce da sé. Libero dal ricordo e dall'attesa, sono fresco, innocente, e il mio cuore trabocca.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 97) Ricorda: la tua vera natura è pura luce soltanto.
Vedi Maharaj:
(I2 a pag. 92) In quella limpida luce della coscienza non c'è nulla, nemmeno l'idea del nulla. Solo luce.
Vedi Maharaj:
(I1 a pag. 91) L'essere sfavilla come conoscenza, il conoscere nell'amore si arroventa. Tutto è uno. Immagini che ci siano delle separazioni e t'impelaghi nelle domande. Non dare troppo peso alle formulazioni. Il puro essere non si descrive.