Johann Sebastian Bach
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Johann Sebastian Bach

La nuova immagine

Fino a poco prima del 1960 si riteneva che Bach avesse composto le sue cantate nell'arco di vent'anni, felicemente fedele al suo servizio di Cantor. Ora sappiamo che Bach, in un paio d'anni, dal 1723 al 1725, scrive più della metà delle cantate sacre a lui attribuite e che dal 1727 ne scriverà solo occasionalmente. È questo semplice fatto che scardina l'immagine di Bach quale ci viene continuamente propinata: dal 1727, a 42 anni, Bach volta praticamente le spalle alla musica da chiesa, ma quasi tutti gli studiosi si rifiutano di affrontare questo fatto. Gli stessi scopritori di questa nuova cronologia si rifiutarono di trarre conclusioni dalla loro stessa scoperta. Saranno state (e sono) la paura di dover ripensare tutto (tipicamente, di che si occupa Bach nell'età della piena maturità?), il fatto di dover abbandonare una specie di 'quinto evangelista' in musica (molti studiosi di Bach sono pastori luterani), il dover ricostruire un'immagine anche per gli innumerevoli cultori della sua musica (e qui ha da dire la sua anche l'industria sia discografica che della musica stampata), o altre ragioni ancora, non so, non si sa. Sta di fatto che anche le più recenti opere su Bach continuano a ripetere stupidamente vecchie favole. Ma insomma, quel Bach lì, il quinto evangelista, non è mai esistito!

Vediamo di prendere in considerazione una per una tutte le favole costruite su Bach, cercando di smontarle:

  • Bach, il pio Cantor
    Dopo tutto quanto abbiamo visto fin qui, non occorre specificare ulteriormente come il titolo di Cantor fosse per Bach un peso che si scollò di dosso appena potè, sia come compositore di musiche per la chiesa che come insegnante.

  • Bach e il sogno della 'musica da chiesa regolare'
    È questa un'espressione che possiamo trovare due volte in Bach: nella sua lettera di dimissioni da Mühlhausen nel 1708 e nel 1730, quando indirizza al Consiglio Comunale di Lipsia il suo 'Breve, ma indispensabile disegno di una bene organizzata musica di chiesa, con alcune imparziali riflessioni sulla sua decadenza' (questi documenti si possono leggere in Buscaroli, alle pp. 258 e 839). Si deve notare che in entrambi i casi Bach parla di musica da chiesa 'regolare' (o 'bene organizzata') nel momento in cui di fatto la abbandona... e se a Lipsia la situazione era oggettivamente difficile, a Mühlhausen il Consiglio Comunale lo aveva aiutato in tutto e per tutto, come avevamo visto. E da Mühlhausen Bach va a Weimar, a corte, mentre a Lipsia, dopo il 1730, abbandona di fatto la musica da chiesa. Credo che l'insistenza dei biografi su questo punto sia dovuta al loro desiderio di rintracciare un piano purchessia nel lavoro di Bach, anche a costo di stravolgere i fatti.

  • Bach, il fanatico luterano
    È una favola che risale ai tempi della più grande biografia del secolo scorso, di Philipp Spitta. Forse perché credeva di dover dare un'immagine completa di Bach, magari falsa, ma completa, in mancanza di fatti Spitta si INVENTÒ alcuni episodi per costringerlo nello stampo che lui, Spitta, si era immaginato per Bach. In particolare è un'invenzione che Bach, a Mühlhausen, si lasciasse coinvolgere in una diatriba tra un pastore pietista ed uno luterano, fino a salire sul pulpito per dichiarare la propria ortodossia.
    Purtroppo questa grande biografia ('grande' nel senso della ricchissima raccolta di materiali), è stata subito considerata definitiva, e tutti i successivi biografi hanno continuato (e continuano!) a scopiazzarla, tramandando fatali errori di lettura della vita di Bach. Che si 'copi' Spitta è perfino affermato esplicitamente, come si legge in Schweitzer: "Che io, per quanto riguarda tutte le questioni storiche, avanzi, come chiunque scriva su Bach, oggi o in futuro, nelle orme di Spitta, si capisce da sé", mentre invece quel che si capisce davvero da sé è che un tale atteggiamento è del tutto sbagliato: un biografo degno di questo nome deve studiare le fonti, non citare chi ha studiato le fonti, no?

    Smontiamo la favola. Abbiamo visto che:

    1. Bach stesso afferma che a Cöthen ebbe "un Principe affabile e non soltanto amatore, ma intenditore di musica, presso il quale avrei voluto vivere fino alla fine dei miei giorni". Cöthen era una corte calvinista, come pure il principe Leopold.

    2. Il suo primo figlio nato a Cöthen venne battezzato con rito calvinista.

    3. In questa corte calvinista Bach sposò Anna Magdalena con rito calvinista.

    4. Nel 1733, nella lettera di accompagnamento della Messa dedicata al cattolico Augusto II, Bach dichiara il suo intento di offrire "il mio instancabile zelo nella composizione di musica da chiesa ed anche per orchestra". Musica da chiesa cattolica, evidentemente.

    In conclusione, Bach non era assolutamente un fanatico per le questioni di chiesa. Nessuno nega che fosse un luterano, ma certo non era un fanatico, come lo sono invece i suoi pestiferi 'studiosi'.

  • Bach, il modesto
    Se non bastasse la storia degli stipendi sempre superiori alla media e la sua stessa affermazione che esiste un solo Bach al mondo (vedi), bisogna comunque rileggere come questa tanto decantata quanto inesistente 'modestia' venisse interpretata dai contemporanei.

  • Bach, un artigiano
    La stirpe dei Bach è una stirpe di artigiani della musica. Quasi tutti i giovani della famiglia venivano mandati come apprendisti presso un maestro, spesso un organista, dove sviluppavano un'abilità quasi 'meccanica', senz'altro 'artigianale', e anche Johann Sebastian avrebbe dovuto seguire questa sorte. Forse, così giovane, come apprendista, non avrebbe potuto sviluppare quella sua formidabile disposizione naturale che ne ha fatto 'il più grande dei compositori', ma fortunatamente, all'età giusta, a quindici anni, fu mandato a Lüneburg, dietro indicazione di un suo maestro, come abbiamo visto. Ebbe così due anni di tempo per maturare, ed iniziare a formare quel 'gusto' che non gli avrebbe mai più consentito di essere solo un 'artigiano', quale in effetti non fu mai, se non nell'arte dell'organaria.

  • Bach, un mediocre a Lipsia
    Si tratta di una errata lettura di un intervento di un consigliere comunale di Lipsia. La lettura corretta di quell'intervento è qui.

  • Bach, un dimenticato
    Abbiamo già visto come, in vita, Bach fosse considerato un musicista eccezionale e anche come, subito dopo la sua morte, venisse ricordato, in patria e all'estero. Possibile che di Bach non parlasse più nessuno fino alla riscoperta di Mendelssohn, nel 1829? Certo che no, questa è un'altra frottola: abbiamo visto come la memoria di Bach fosse rimasta viva in Federico II, ma questo non è un caso isolato (e comunque illustre). In modo meno illustre, anche se altamente significativo, quando nel 1781 venne completata a Lipsia la sala dei concerti del Gewandhaus, Bach venne rappresentato come un genio alato, con tanto di nome, a scanso di equivoci. Più o meno negli stessi anni, nella Historia Scholarum Lipsiensium si legge di Bach "il più grande compositore dei suoi tempi, che sorpassò perfino Händel, tanto adorato dagli Inglesi". È del 1802 la più volte citata biografia del Forkel, mentre nel 1814 E.T.A. Hoffmann parlava di Bach come di un 'Eroe' della musica, insieme a Händel e Mozart; infine nel 1818 Hegel, del quale abbiamo già parlato nella sezione dedicata alla mistica, dice che Bach è "un maestro di cui solo recentemente si è saputa completamente apprezzare la grandiosa genialità". Ne cita le opere per esemplificare come "melodie diverse possano essere armonicamente compenetrate ed elaborate" per consentire alla composizione di "volgersi ai contrasti, facendo appello a tutte le più forti contraddizioni e dissonanze, mostrando la propria forza nello smuovere tutte le forze dell'armonia".
    'Solo recentemente si è saputa completamente apprezzare la grandiosa genialità' di Bach, dice Hegel nel 1818, ma ben prima del 1800 Beethoven amava e suonava Bach, l'abbiamo visto, e anche Mozart conosceva e trascriveva opere del grande di Eisenach. Detto fra noi, piacerebbe anche a me essere 'dimenticato' come lo fu Bach...

  • Bach, un antiquato
    Si sente spesso dire che Bach ha operato una grande sintesi delle forme antiche (come la fuga, come il corale) ma che, sordo alle novità dello stile galante e dell'opera, la sua sia in fondo restata un'operazione sterile, che non ha portato frutti. Tutto sbagliato, anzi: Schweitzer lo accusa d'aver trascurato il Corale a favore della "retorica e falsa drammaticità di testi scritti nello stile dei libretto d'Opera" cosa che "arrestò anche la musica tedesca sulla via del suo possibile sviluppo" così confermando che, comunque letta, l'opera di Bach si è effettivamente rivelata un freno piuttosto che quel formidabile volano che invece fu.
    È chiaro che entrambe le visioni sono sbagliate: con la sintesi operata da Bach tra le antiche forme musicali e le novità del concerto e dell'opera si deve invece dire che nasce la grande stagione della musica tedesca. Ricordate cosa si era detto a proposito del tema creato da Bach? E non è un parere di ignoranti di cose musicali: Beethoven definisce Bach Urvater, padre primigenio... Alla faccia dell'antiquato!

  • Anna Magdalena, anche per lei un falso!
    È talmente vero che 'il più grande dei compositori è il peggio servito di tutti' che perfino per la sua seconda moglie è stato allestito un falso, La piccola cronaca di Anna Magdalena Bach, uscita nel 1925 a Londra sotto forma di diario, e quindi con 'Anna Magdalena' che parla in prima persona. L'autrice era inglese (Esther Meynell, morta nel 1955) ma questo 'diario' venne tradotto e pubblicato in Germania nei primi anni 30 senza i nomi dell'autrice e della traduttrice. Fortunatamente mai tradotto in italiano ha però fatto molti danni nei paesi di lingua tedesca, dove molti hanno creduto di aver letto le impressioni e la vita della vera moglie di Bach...

In conclusione "Il Cantor, che all'età di quarantatré anni, al più tardi (a parte poche eccezioni) volse le spalle alla musica vocale da chiesa, per sazietà, per nausea, per senso d'inutilità, non è, in nessun caso, il Bach che si credette di conoscere per generazioni" (Buscaroli, p. 673).
Alludendo all'intenso traffico di riutilizzazioni e parodie, Friedrich Blume affermava nel 1962, di fronte agli studiosi 'ufficiali' di Bach, che poi lo odiarono per sempre (cito da Buscaroli, p. 35):

Comprendono, gli egregi ascoltatori, che cosa significa tutto ciò? Significa, quanto meno, che numerose opere come Oratori, Messe e Cantate, che ci sono cresciute nel cuore come professioni di fede cristiana, sulle cui basi la tradizione ci ha insegnato a conoscere e venerare l'immagine dell'uomo della chiesa, la possente parola dell'araldo cristiano, la toccante e pia testimonianza del luterano, non hanno, al limite, niente a che fare con questi sentimenti e atteggiamenti, e che Bach le rielaborò semplicemente in spirito di economia compositiva, senza alcuna intenzione di proclamare la sua fede cristiana, e meno ancora per una necessità dell'anima.

Ed è stupido chiedersi, come si chiese affranto uno dei suoi ascoltatori: che cosa resta? Resta un intoccato patrimonio di splendida musica, e un genio che aprì la strada alla più rigogliosa età della musica occidentale.

Gli studiosi cui si deve la cosiddetta 'nuova cronologia' delle cantate di Bach sono Alfred Dürr e Georg von Dadelsen, che pubblicarono i risultati delle loro ricerche tra il 1957 e il 1958.
Philipp Spitta (1841-1894), musicologo tedesco. La sua opera su Bach, in due volumi, è uscita a Lipsia negli anni 1873 e 1880.
Si tratta proprio di Albert Schweitzer (1875-1965), che tutti conosciamo come medico e filantropo. Era pure musicologo e valente organista. Il suo libro Bach, il musicista poeta, è del 1905 (ed. italiana Suvini e Zerboni, 1952).
Metto le mani avanti: io non sono un biografo degno di questo nome. Sono solo un modesto compilatore, e questo vale per tutte le sezioni di questo sito.
Ultimamente ho cercato notizie: non sono rimaste tracce di questa vecchia decorazione, pare che ci fosse solo scritto BACH, e c'è chi pensa ci si riferisse al figlio Johann Christian, molto eseguito a Lipsia in quel periodo.
Ahi, ahi, ahi... questo è un mio errore! La falsa 'cronaca' è stata introdotta in Italia nel 1985 da Passigli Editore.